Marche

l’impresa del supercondominio in liquidazione. Che fine faranno le caparre?


ANCONA Cala il sipario sul supercondominio di via Montebello. Il Tribunale di Ancona ha infatti ordinato la liquidazione giudiziale della Cap Costruzioni, l’impresa del costruttore Stefano Ascoli che aveva rilevato nel 2021 l’ex istituto tecnico Benvenuto Stracca per demolirlo e costruirci 54 appartamenti di lusso.

Le tappe

È l’epilogo più tragico per una vicenda cominciata lo scorso ottobre, quando l’imprenditore annuncio al Corriere Adriatico la volontà di fermare il cantiere se non fosse arrivata la proroga al Sismabonus acquisti dell’85%, in scadenza a fine 2024.

La proroga poi c’è stata ma le difficoltà non sono comunque passate. «Dispiace, soprattutto per Ancona. Trovare una soluzione adesso sarà difficile, chissà per quanti anni quella rimarrà un’incompiuta» commenta l’avvocato Maurizio Barbieri, membro della task force messa in piedi da Ascoli per cercare di uscire dalla crisi.

«Abbiamo lavorato ogni giorno da fine dicembre, abbiamo trattato con molti ma alla fine è mancata la linfa vitale» ha aggiunto. Quella liquidità che la Cap non aveva più ma che era necessaria a finire il supercondominio. Per evitare il tracollo, i consulenti hanno cercato degli imprenditori interessati a rilevare il cantiere ma ogni mediazione è fallita. E il tribunale non ha voluto concedere nessuna proroga ulteriore rispetto ai 60 giorni già assegnati il 16 gennaio scorso, quando l’impresa aveva chiesto il concordato in bianco. Due mesi per trovare un’alternativa alla liquidazione che purtroppo, ormai è chiaro, non si è riusciti a trovare. Non in tempo. «Era un investimento rilevante (circa 20 milioni di euro, ndr), non abbiamo avuto i tempi tecnici» giustifica Barbieri.

Ora la palla passa alla coppia di curatori composta dall’avvocato Gianpaolo Sicuro e dalla commercialista Sabrina Salati. «Adesso dovremo quantificare i debiti dell’azienda e rendicontare gli asset per poi provare a venderli, speriamo quanto prima» anticipa la professionista. Di sicuro, tra i creditori figurano già l’Agenzia delle Entrate e il Comune di Ancona, che aspetta 250mila euro di occupazione di suolo pubblico non pagata.

I beffati

Oltre ai 32 promissari acquirenti di altrettanti appartamenti. Tutti hanno versato una caparra del 30% sul prezzo di acquisto, che variava tra i 150mila euro e il milione. Adesso sono appesi a una polizza fideiussoria in scadenza il prossimo luglio. Dovranno decidere subito se escuterla, battendo cassa alla società di assicurazioni, o iscriversi nell’elenco dei creditori e attendere la vendita del cantiere. «Speravamo in un esito diverso ma ora avvieremo tutte le procedure per l’escussione» dice l’avvocato Saverio Sabatini, che segue una decina di promissari acquirenti. Molti dei quali non sapevano nulla della liquidazione. «Me lo state dicendo voi, in questi mesi non ho ricevuto alcuna comunicazione» ci racconta uno di loro. Salati e Sicuro, intanto, si sono già messi a lavoro. Nei prossimi giorni incontreranno i promissari acquirenti e anche gli imprenditori con cui il pull di consulenti di Ascoli stava trattando. «Se erano interessati prima, ora lo saranno ancora di più» spiega Salati. La data chiave, comunque, è quella del 25 settembre. In tale data, tutti i creditori si raduneranno davanti al giudice e inizierà la liquidazione vera e propria. «Spero ci paghino subito. Ho della liquidità bloccata, non posso neanche cercare un’altra casa» denuncia uno degli acquirenti. Ma il problema non è solo loro. È anche di una città che si troverà un cratere in pieno centro per chissà quanti anni. Chissà come l’ha presa Ascoli. «È molto dispiaciuto» si limita a riferire Barbieri. Quindi conclude: «Purtroppo è andata così, noi professionisti ci abbiamo messo tutto l’impegno che potevamo». Ormai i giochi sono fatti.




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