Lido di Venezia, rivolta in costume da bagno. Il popolo dei Murazzi contro la demolizione delle “capannine”
Una rivolta in costume da bagno, tra mare, sabbia e scogli. È quello che sta avvenendo al Lido di Venezia, isola nota ai più per le luci della Mostra del cinema e per le spiagge d’élite dei suoi grandi alberghi che nei primi del Novecento contribuirono alla sua fama di “isola d’oro”. Terreno dello scontro, però, non sono gli stabilimenti privati con le loro caratteristiche capanne, bensì una zona molto meno pettinata, più rude e selvatica: quella dei Murazzi, da tempo considerata la vera spiaggia libera dei veneziani. A finire sulle barricate sono stati i frequentatori delle capannine, strutture spontanee e artigianali in legno e altri materiali di fortuna, adagiate con inventiva e impegno sui massi o sulla sabbia. Un ordine di demolizione, i primi abbattimenti e di colpo l’oasi di pace sotto il sole si è trasformata in un campo di battaglia, quanto meno in senso figurato. In centinaia si sono ritrovati in presidio giorno e notte per difendere le strutture incriminate, in migliaia hanno firmato una petizione online: ne è nata una mobilitazione che ha coinvolto l’intera città, facendo diventare la questione – finita inevitabilmente sui tavoli della politica cittadina – uno degli argomenti di discussione principali tra i bacari e i vaporetti.
Tutto è cominciato un giorno di luglio, quando alcuni operai di una cooperativa veneziana hanno iniziato a demolire alcune delle capannine. Uno choc per i frequentatori dei Murazzi, una diga in pietra d’Istria lunga cinque chilometri, costruita dalla Repubblica Serenissima nel Settecento per difendere gli argini della laguna dalle mareggiate. L’obiettivo, come si è scoperto successivamente, era eliminare delle strutture abusive in area demaniale considerate dalla procura di Venezia un “pericolo per la sicurezza”. Un rischio, sempre secondo la procura, aggravato dall’approssimarsi della festa del Redentore, la “Notte famosissima” veneziana che quest’anno cade sabato 19 luglio. All’origine dell’iniziativa un esposto e una denuncia per abuso edilizio recapitata a un ragazzo del Lido lo scorso febbraio. Una quarantina le capannine individuate, delle quali circa la metà abbattute prima che partisse la mobilitazione. Accuse contestate dal comitato spontaneo ‘Murazzi bene comune’, che dopo aver lanciato su Change.org una petizione da oltre 8mila firme e un’omonima pagina Instagram si sono mossi in presidio a oltranza in difesa delle capannine, “divenute negli anni parte integrante del paesaggio e punto di riferimento per residenti, famiglie, anziani e turisti”.
Capannine frequentate da tempo immemore – quanto meno dagli anni Ottanta – in un luogo a stretto contatto con la natura, caro ai veneziani proprio per la sua autenticità: ne cantavano anche i Pitura Freska, storico gruppo reggae veneziano, già nel 1989 con ‘Murassi’. Le piccole capanne fatte di tronchi portati dalle correnti e canne di bambù, come sottolinenano i ragazzi e le ragazze del comitato, non sono costruzioni infisse al suolo, ma strutture rimuovibili. Anzi: spesso d’inverno vengono abbattute dalle mareggiate, per poi essere ricostruite con pazienza. Dal comitato, inoltre, rilanciano sottolineandone il presidio di tutela dell’ambiente e della sicurezza stessa. Ragioni che hanno portato anche diversi consiglieri comunali ad appoggiare la loro battaglia. Dell’opposizione – Gasparinetti (Terra e Acqua), Martini (Tutta la città insieme), Saccà (Pd) – ma anche della maggioranza (Gervasutti, Lega). Dalle interrogazioni consiliari alla partecipazione al presidio, fino alla proposta (fatta da Gasparinetti) di modifiche dei regolamenti in modo da tutelare le capannine. E la stessa giunta comunale, dopo l’esplodere della vicenda, ha promesso una soluzione di mediazione per salvaguardarle. In particolare, l’assessore lidense Zuin (Forza Italia) ha chiesto un incontro al prefetto, promettendo l’intervento dei tecnici comunali e demaniali. Un interesse trasversale, insomma, che fa seguito alla presa di posizione dei ribelli in costume. Che al momento hanno ottenuto una prima vittoria: le demolizioni – non si sa se a tempo determinato o meno – sono state interrotte. In futuro si vedrà, ma l’obiettivo è che “i Murazzi restino liberi”.
Source link