Salute

Libano, Israele uccide dipendente comunale oltre confine

Un’operazione delle Israel Defense Forces al di là della Linea Blu. Un custode notturno ucciso senza motivo apparente. La rabbia delle autorità locali e degli abitanti che si rivolge contro la missione Unifil. E’ accaduto tutto nelle prime ore del mattino del 30 ottobre, quando un’unità dell’esercito israeliano ha attraversato la linea di confine ed è penetrata nel villaggio libanese di Blida, dove ha attaccato l’edificio del municipio. Quando si è ritirata, un dipendente comunale del municipio locale, Ibrahim Salameh, 45 anni, padre di quattro figli, era morto.

L’operazione, riferiscono diversi media libanesi, è iniziata intorno all’1.30 della notte, quando veicoli blindati e mezzi delle Idf hanno attraversato la cosiddetta “Blue Line” (la linea di confine tra Libano e Israele) penetrando fino a circa un chilometro nel centro abitato, in parte distrutto dal conflitto dello scorso anno. Le forze di Tel Aviv hanno quindi assaltato l’edificio municipale, che funge anche da dormitorio per alcuni dipendenti. Salameh sarebbe stato colpito mentre dormiva nella sua stanza. “Abbiamo sentito soldati israeliani urlare, poi ci sono stati spari – ha raccontato un nipote dell’uomo – Lo abbiamo trovato morto vicino al materasso”.

Tre ore dopo l’esercito israeliano si è ritirato dalla scena. A quel punto l’esercito libanese è entrato nell’edificio e ha trovato il corpo del 45enne. L’esercito ha affermato di aver inviato una pattuglia nella zona dopo aver ricevuto “segnalazioni di spari” nelle vicinanze del comune. “Un’unità di terra nemica era entrata nel villaggio e aveva aperto il fuoco contro l’edificio, prendendo di mira uno dei dipendenti che è stato ucciso”, si legge nella dichiarazione, senza specificare se gli uomini dell’Idf fossero entrati o meno nell’edificio, che secondo i resoconti locali presenta decine di fori d’arma da fuoco: vetri infranti, pareti crivellate, una finestra lunga segnata da almeno venti colpi. Le Israel Defense Forces hanno dichiarato che l’operazione faceva parte di un intervento contro “infrastrutture terroristiche” di Hezbollah, affermando che era stato individuato un sospetto all’interno dell’edificio e che si era aperto il fuoco per “neutralizzare una minaccia”.

La comunità di Blida ha risposto alla tragedia con rabbia e sgomento. All’esterno del municipio è stato convocato un sit‑in con residenti, familiari della vittima e autorità locali, in manifestazione contro lo Stato e le forze internazionali. “Dov’erano Unifil, le Nazioni Unite e il ‘meccanismo’ (di monitoraggio del cessate il fuoco, ndr) di fronte a questa aggressione palese e alla violazione della Risoluzione 1701?”, ha domandato il sindaco di Blida, Hassan Hijazi. Che poi ha rincarato contro la missione Onu incaricata di monitorare la tregua: “Ieri ho ricevuto una chiamata dall’ufficio del comandante dell’Unifil, volevano visitare il villaggio. Vorrei averlo visto qui oggi e i Caschi Blu di notte con gli eroi dell’esercito libanese che hanno affrontato il nemico israeliano”.

Durante la mattinata, alcuni residenti hanno bloccato il passaggio di una pattuglia Unifil arrivata nel villaggio, chiedendo ai suoi membri di andarsene. Secondo fonti locali, l’esercito libanese aveva contattato Unifil per chiedere assistenza dopo l’inizio dei colpi, ma la forza di pace non sarebbe intervenuta e sarebbe arrivata solo all’alba. La missione Onu ha reagito all’incursione con un comunicato nel quale ha espresso “profonda preoccupazione” per “l’azione israeliana a nord della Blue Line” che “costituisce una violazione flagrante della Risoluzione 1701 e della sovranità del Libano”.

L’incursione avviene in un contesto segnato da fortissime tensioni. Dopo l’accordo di cessate il fuoco del novembre 2024 tra Israele e Hezbollah, la presenza di truppe israeliane in 5 aree del territorio libanese e i frequenti raid delle Idf continuano a suscitare condanne da parte di Beirut. La missione Unifil, istituita per monitorare il rispetto della Risoluzione 1701 e supportare l’estensione dell’autorità dello Stato libanese nel sud del paese, da tempo si trova a essere contestata da Israele, che se ne vorrebbe liberare per poter operare senza controlli, ma anche da abitanti e autorità locali che accusano la missione di creare “ostacoli al movimento”, “ingerenze” e “mancata protezione” contro le azioni dei militari israeliani . L’episodio di ieri notte potrebbe quindi accrescere l’interrogativo sulla reale efficacia della presenza dei caschi blu e sulla possibilità che le autorità locali chiedano un cambio di paradigma nel coordinamento tra esercito libanese, missione internazionale e comunità locale.


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