L’Europa in trincea. “Prima una tregua poi gli scambi di aree. E garanzie per Kiev”
A dar corpo all’auspicio di Ursula Von der Leyen, che da giorni chiede un ruolo attivo dell’Ue per garantire una pace giusta in Ucraina, ci ha pensato ieri la Perfida Albione. Si è infatti tenuto a Chevening House, la residenza ufficiale del ministro degli Esteri britannico Lammy, nel Kent, dove si trovavano anche il vicepresidente Usa Vance e la sua famiglia, una riunione per discutere di un cessate il fuoco che tenga presente le idee dei rappresentanti europei e ucraini, le loro posizioni. Con il vice di Trump a fare da ponte con gli Usa, in vista del summit tra il presidente americano e l’omologo russo del 15 agosto in Alaska, è arrivata dunque una sorta di “controproposta” dopo una giornata segnata da una girandola di telefonate tra Zelensky e altri leader Ue, incluso il presidente francese Macron, il premier britannico Starmer e il cancelliere tedesco Merz. Un’azione politico-diplomatica in base alla quale qualsivoglia concessione territoriale dovrà essere tutelata da solide garanzie di sicurezza, inclusa una potenziale adesione dell’Ucraina alla Nato. Gli europei sottolineano inoltre che prima di ogni discussione dovrà entrare in vigore un cessate il fuoco e che nessun accordo di pace potrà essere raggiunto senza la partecipazione di Kiev.
Zelensky è rimasto dietro le quinte della giornata, cercando di trovare la quadra con gli alleati europei e con Bruxelles, non rappresentata al vertice: “L’Ue continua a sostenere i negoziati di pace per porre fine alla guerra di aggressione russa, con l’Ucraina al tavolo e in cui l’Ucraina può prendere decisioni indipendenti e sovrane, che l’Ue sosterrà”, spiegava intanto un portavoce. Al vice inquilino della Casa Bianca è stato detto che va assolutamente bloccata ogni ipotesi di accordo Stati Uniti-Russia che comporti la cessione di territorio ucraini senza il coinvolgimento di Kiev. E per questo Zelensky ieri ha interpellato le cancellerie europee, che hanno giocato di sponda.
In videocollegamento con Lammy e Vance, i rappresentanti dell’Ucraina e di vari Paesi. Per l’Italia ha partecipato Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico della premier Meloni. Secondo il Wall Street Journal, è stato dunque presentato al vice presidente Usa un contropiano che potrebbe modificare l’esito dell’attesissimo faccia a faccia tra i leader di Washington e Mosca. La linea europea, condivisa con Kiev, è di gelare la prospettiva di “scambi di territori” tra la Russia e l’Ucraina per arrivare a un cessate il fuoco. Perché, questo è emerso dal tavolo europeo, non è chiaro però quali concessioni dovrebbe fare la Russia nell’ambito di questi scambi. Secondo il Wsj, nel loro colloquio al Cremlino di mercoledì Putin ha presentato all’inviato americano Witkoff una proposta che prevede un cessate il fuoco se Kiev cederà l’area sud-orientale del Donbass: le regioni di Lugansk, che già le truppe russe controllano, e di Donetsk. Dubbi sulle regioni meridionali di Zaporizhzhia e Kherson, parzialmente occupate dalle forze di Mosca lungo la fascia costiera sul Mar d’Azov che collega il Donbass alla Crimea, annessa dalla Russia fin dal 2014. In un post su X, il britannico Lammy ha scritto: “Il sostegno del Regno Unito all’Ucraina resta ferreo mentre continuiamo a lavorare per una pace giusta e duratura”. Ma cosa significhi per Trump è da chiarire. Pochi i dettagli filtrati su un’eventuale intesa Usa-Europa, salvo i “progressi significativi” in vista dell’incontro Trump-Putin, evidenziati da un funzionario statunitense citato dalla Cnn. Ferma la posizione gialloblù: “Gli ucraini non regaleranno la loro terra all’occupante”, ha detto Zelensky.
Per il suo ministro degli Esteri, Sybiha, l’Ucraina vuole una pace basata sul rispetto della sua integrità territoriale. Secondo Macron, “gli europei saranno necessariamente parte della soluzione, perché da essa dipende la loro sicurezza”. Quale, resta da capire.
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