Basilicata

L’Europa dei giovani armati ora fa paura

Criminalità, Europa e giovani armati: Da Uppsala a Monreale fino alla Francia, il disastro educativo tra gang e estremismi.


C’è un fil rouge sembra unire l’Europa, correndo da Monreale a Uppsala fino ai sobborghi francesi, una scia di sangue che salda culture lontane ma accomunate da un fenomeno comune: l’esplosione della violenza giovanile. Giovanissimi infatti gli autori dei crimini e giovanissime le vittime. Il capo della polizia svedese, Erik Akerlund, ha confermato infatti che le tre vittime della strage in un salone da parrucchiere che mercoledì insanguinato le strade della ridente città universitaria di Uppsala, a pochi chilometri dalla capitale Stoccolma, durante le celebrazioni finali di un festival primaverile locale, avevano tra i 15 e i 20 anni. Il colpevole, arrestato ieri dopo una caccia all’uomo durata ore e la cui identità non è stata ancora resa nota, avrebbe invece non più di 16 anni.

SVEZIA: VIOLENZA TRA GANG E IL RUOLO DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

I fatti di sangue di Uppsala sono vicenda da guardare con allarme ma non hanno lasciato gli svedesi sorpresi. Da tempo infatti la Svezia è scossa da violenze legate alle faide tra potenti gruppi della criminalità organizzata. Non a caso, i media svedesi riportano che la polizia sta seguendo la pista di un collegamento tra le vittime e la fitta rete di bande criminali che popolano il mondo della criminalità organizzata svedese. Uno di loro era già noto alle forze dell’ordine e si trovava sotto indagine in relazione a un attacco contro il leader di una banda rivale, Ismail Abdo.

FAIDE TRA BOSS E LA NEGLIGENZA DELLA TURCHIA

Riconosciuto come un potente boss malavitoso locale, Abdo sarebbe da tempo impegnato in una guerra senza quartiere con un gruppo rivale guidata da Rawa Majid, di cui in passato era stato un suo luogotenente. Entrambi i capi criminali sono di origine mediorientale e non risiedono più da tempo in Svezia, essendo fuggiti in Turchia per sottrarsi ai mandati di arresto scandinavi. Nonostante le richieste di estradizione di Stoccolma e l’emissione di un mandato di arresto internazionale da parte dell’Interpol, le autorità turche hanno fino ad oggi mostrato una evidente negligenza nel perseguire i sopracitati boss mafiosi.

Il dilagare in Svezia (che nel 2021 si è classificata seconda in Europa per i crimini legati alle armi da fuoco) dei cosiddetti gängskjutningar (letteralmente, sparatorie tra gang) da questione giovanile è diventata un problema di sicurezza nazionale intrecciandosi con la tematica etnica, dal momento che questo fenomeno sembra riguardare in larga parte i giovani maschi tra i 15 e i 29 anni di prima o seconda generazione. Un fatto che ha infranto il “modello svedese” sull’integrazione ma anche sollevato gravi dubbi sul piano securitario, dal momento che le autorità di Stoccolma ritengono che dietro il velo della criminalità organizzata si nascondano attori statali ben definiti.

IL SOSPETTO SUL RUOLO DELL’IRAN

A cominciare dall’Iran, che il governo svedese ritiene – attraverso i suoi Pasdaran – stia finanziando con armi e assistenza le azioni dei gruppi locali per trasformarli in sponde criminose a cui appoggiarsi per future manovre di destabilizzazione interna. L’emergenza criminalità ha soffiato nelle vele della destra svedese, che nel 2022 ha vinto le elezioni con un’eclatante affermazione dell’estrema destra al secondo posto: l’esecutivo di minoranza tra quest’ultima e il terzo classificato, il Partito Moderato di centrodestra di Ulf Kristersson, divenuto il nuovo Primo ministro sulla base di un accordo di governo, ha prodotto una politica di repressione che ha largamente esteso i poteri della polizia svedese, ristretto fortemente le politiche di accoglienza e inasprito le pene per i crimini legati all’uso di armi da fuoco, in particolare se commessi da minori.

Una strategia draconiana che ha comportato una certa diminuzione dei crimini, ma che – come i fatti di Uppsala dimostrano – sembra ancora ben lontana dal garantire la sicurezza degli svedesi.

IN EUROPA E FRANCIA: ATTACCHI ORGANIZZATI CONTRO LO STATO E IL COINVOLGIMENTO DI GIOVANI

Anche la Francia sta sperimentando un problema simile o, meglio, una sua evoluzione che presto potrebbe manifestarsi anche in Svezia, quello degli attacchi diretti e organizzati contro lo Stato. Nelle ultime tre settimane infatti si sono contati non meno di dieci assalti contro penitenziari, veicoli delle forze dell’ordine e case di agenti di polizia con l’impiego di armi da fuoco ed esplosivi e un’evidente finalità intimidatoria. Durante l’aggressione più pesante, lo scorso 14-15 aprile, individui armati di AK-47 hanno assaltato in contemporanea quattro penitenziari in tutto il Paese. In totale, sarebbero almeno 24 le automobili incendiate dall’inizio degli attacchi le cui modalità lasciano trasparire con evidenza un coordinamento troppo forte anche per la criminalità organizzata.

Gli attacchi sarebbero collegati a un sedicente gruppo denominato Difensori dei diritti dei prigionieri francesi, apparentemente collegato alla galassia anarco-insurrezionalista d’oltralpe, ma il ministro dell’Interno Gerald Darmanin ha parlato apertamente della crescente saldatura tra gruppi di estremisti di varia estrazione. Secondo la polizia francese infatti, la contiguità tra anarchici, gruppi criminali dediti al narcotraffico e le frange dell’estremismo islamico radicale sarebbe fondata sull’obiettivo comune di destabilizzare lo Stato francese, ma esiste un altro elemento in comune: l’età dei giovani a cui appartiene questo braccio armato che tanto preoccupa le polizie di Parigi e di Stoccolma.

Ecco il nesso con la strage di Monreale, dove il 19enne Salvatore Calvaruso ha ucciso tre persone in una sparatoria lo scorso 28 aprile. Cambiano le circostanze, si intrecciano altri temi (l’immigrazione, la criminalità organizzata, gli agenti stranieri, il movente politico), ma la radice rimane la stessa: come a Uppsala, come in Francia, una gioventù perduta nella voragine di un fallimento educativo che ha finito per produrre un dissesto civile in cui l’azione criminale ora prospera senza argini.

CASI IN EUROPA CHE VEFONO PROTAGONISTI I GIOVANI: NECESSITÀ DI UNA REAZIONE OLTRE LA SICUREZZA

Nel caso svedese, a causa dell’origine etnica di molti dei minori coinvolti, è stato facile e istintivo evocare lo spettro del “fallimento dell’integrazione” ma a ben vedere questa espressione non dovrebbe essere estranea nemmeno al caso di Monreale. Del resto infatti, cos è l’educazione se non l’integrazione di un individuo nella società civile? Di fronte dunque al declino dell’istituzione scolastica dal nord al sud dell’Europa s’impone all’attenzione di una civiltà che voglia dirsi tale una reazione che non può essere solo securitaria, a meno di non voler condannare altri giovani a un circuito di violenza apparentemente senza fine.

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