Politica

Lettera aperta alla Royal Society inglese per espellere Elon Musk: ho firmato anche io

Nella prima parte della sua carriera Elon Musk si è speso per affermarsi come novello epigono di I.K. Brunel del XXI secolo (sebbene sembri più un pr con idee azzardate che a volte funzionano a volte no) e mecenate che con le sue ‘X’ compagnie portava novità e idee illuminanti. Operazione riuscita fino a farsi ammettere nella ristretta cerchia di fellow della Royal Society nel 2018. Ma la sua esperienza politica, in quanto finanziatore di Trump, si sta caratterizzando per un attacco alla scienza e alle istituzioni scientifiche che non ha precedenti, con il rischio di portare il sistema scientifico statunitense indietro di molti anni.

Quanto questo sia frutto di un egocentrismo smisurato volto ad usare maniere forti, come fatto dopo l’acquisto di Twitter e successiva riduzione del personale, mancanza di conoscenza di come funziona il mondo scientifico, o solo il mezzo per raggiungere altri fini personali come lo smantellamento del sistema scientifico pubblico per poi cambiare veste e trasformarsi in salvatore della Scienza con le sue compagnie completando la trasformazione da pubblico a privato con vantaggio economico di pochi, sarà il tempo a dirlo. Quello che possiamo dire ora però è che la sua strategia sta per incorrere in un piccolo incidente che minerà il suo prestigio e probabilmente il suo ego.

Forse riuscirà a superarlo o lo userà per attaccare il sistema scientifico del Regno Unito, ma c’è qualche piccola speranza che abbia effetti più significativi – alla fine imperi e sistemi di potere molto più grandi di quello che hanno in mente Musk e i suoi amici sono crollati per molto meno. Sta facendo notizia la lettera aperta scritta da Stephen Curry (Professore Emerito dell’Imperial College) in cui si chiede conto alla Royal Society del continuo silenzio e mancanza di azioni circa la fellowship concessa a Elon Musk nel 2018. Lettera che è velocemente rimbalzata sui social media e in particolare su BlueSky, e questo potrebbe già di per sé essere un segno visto che BlueSky sta lentamente aumentando gli iscritti a scapito del social media di Musk, X, e che nelle ultime settimane è arrivata ad essere ripresa dalle maggiori riviste scientifiche come Nature e quotidiani internazionali come il Guardian.

La richiesta di espellere Musk come fellow della Royal Society è motivata dal fatto che lo stesso, con le sue azioni al Doge o quelle che spaccia come sue, e con dichiarazioni contro i cambiamenti climatici, non merita di stare al fianco di scienziati come Isaac Newton, Charles Darwin, Albert Einstein e Stephen Hawking poiché rappresenta una ‘minaccia diretta alla libertà di espressione e alla libertà accademica’. Qui bisogna aprire una parentesi perché, sebbene leggendo i giornali mainstream o guardando la tv sembra che Musk abbia il controllo della nuova amministrazione americana, la Casa Bianca ha recentemente tenuto a precisare che Musk non è il legale rappresentante del Dipartimento per l’efficienza governativa Doge, né ha nessuna autorità per prendere decisioni governative; quindi forse una minore esaltazione di questo signore aiuterebbe a ridurre aspirazioni e peso di un personaggio che sta facendo credere di avere il controllo, prima che lo abbia veramente.

Dopo le iniziali dimissioni di due membri della Royal Society come la Prof.ssa Dorothy Bishop (Università di Oxford), e Prof. Andrew Millar (Università di Edimburgo), per sollecitare il board della Royal Society ad una presa di posizione sulla ‘continua disinformazione e attacchi a evidenze scientifiche e attacchi personali al precedente consigliere medico Anthony Fauci’, la lettera scritta da Stephen Curry ha dato una accelerata alla richiesta e la campagna ha superato ad oggi le 3000 adesioni (firmata da me al numero 918) con tra i firmatari eminenti professori di prestigiose università come Oxford, Cambridge, Imperial e Harvard. Il primo risultato è che la Royal Society ha organizzato una riunione che si terrà il 3 marzo per discutere del caso Musk.

Nel frattempo, l’azione volta a smantellare il sistema scientifico statunitense sta continuando. Ogni giorno arrivano notizie di persone licenziate o di progetti che vengono chiusi in un processo che sta minando la funzionalità del sistema stesso. Azioni che si stanno spingendo fino al punto che scienziati del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) hanno ricevuto una email in cui si informano che viaggi, così come collaborazioni internazionali, devono essere sospesi o soggetti a revisione e controllo, con particolare attenzione alle collaborazioni con ricercatori canadesi.

In attesa che la Royal Society si pronunci, come comunità accademica possiamo solo continuare a tenere alta l’attenzione e come scrive Tomaso Montanari nel suo ultimo libro Libera Università edito da Einaudi, ‘difendere il pensiero critico, perché questo significa difendere il futuro della democrazia’. E farlo partendo fermando il progetto Musk (Make United States Sciences Kaput) è quanto mai necessario per evitare che il sistema scientifico sia pervaso, come scrive Tomaso Montanari, da una ‘intellighenzia che comprende manager, docenti, giornalisti, esperti informatici o governativi, lobbisti, opinionisti e rubrichisti, consulenti pagati per esprimere un parere’.


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