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Lettera a un grande giornalista che ha vissuto 85 primavere

Caro Franco, per un laico è difficile da credere ma spero che dall’alto dei cieli tu abbia la possibilità di leggere queste righe, un tributo alla tua vita professionale e personale. Hai rappresentato, per chi ti ha conosciuto, un esempio di capacità, impegno, rigore. Ma soprattutto, da roccioso calabrese trapiantato a Milano, sei stato la prova vivente di come la scelta più importante, come giornalista e come uomo, è mettere al primo posto una virtù: saper tenere la schiena dritta anche nei momenti difficili, che prima o poi arrivano sempre.

La vita è spesso un torrente in piena e manca il tempo da dedicare a troppe persone. Per me, nonostante questo, sei sempre stato un punto di riferimento, anche nei 18 anni che hai passato alla presidenza dell’Ordine regionale della Lombardia, attraverso sette elezioni. Mi mancheranno le tue telefonate, certo diventate meno frequenti negli anni della malattia. Ma, almeno a Natale, erano un appuntamento irrinunciabile. E ora che sei arrivato al capolinea dovrò rassegnarmi a non contare più su di te.

Hai tenuto alta la bandiera di un mestiere, quello di giornalista, che per noi è sempre stato il mestiere più bello e gratificante del mondo. Ad una condizione: evitare la trasformazione in pennivendoli. Ricorderemo di te l’esperienza di cronista giudiziario d’altri tempi (che conosceva il diritto come pochi altri), l’attaccamento alla bandiera del Sole 24 Ore (e in precedenza del Giorno, per te palestra di giornalismo con direttori come Italo Pietra, Gaetano Afeltra, Guglielmo Zucconi), la determinazione assoluta nel combattere gli interessi privati in atti d’ufficio, la necessità della distinzione tra il sacro e il profano (mettendo il lettore nelle condizioni di capire quando le sirene della pubblicità rompono gli argini), l’imperativo categorico rappresentato dalla tutela della segretezza delle fonti (da considerare un valore assoluto, anche al di là della legge penale).

Sei sempre stato dalla parte dei giovani, che hanno rappresentato la forza della tua leadership, contro i burocrati della professione. Generazioni di praticanti hanno studiato sui tuoi manuali. Fino all’ultimo minuto in cui sei stato nelle condizioni di farlo ci hai informato con una newsletter formidabile, che documentava fatti e misfatti del giornalismo. Sono fiero di avere avuto la tua stima e il tuo rispetto in tanti, lunghi anni. Mi piace sperare che tu, socialista d’altri tempi, stia correndo in altre praterie. Magari continuando a insegnare diritto e giornalismo.


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