Leone XIV, il nuovo Papa senza stipendio che eredita un Vaticano in rosso
Con la sua elezione, Leone XIV ha accettato – tra le altre cose – anche l’unica carica della Curia priva di compenso economico: quella di vescovo di Roma. È uno dei circa 5.300 vescovi nel mondo che non percepiscono uno stipendio. Con l’incarico, ha perso anche il salario che riceveva come cardinale: circa 60.000 euro l’anno, in qualità di prefetto vaticano. Lo stipendio papale, del resto, è un concetto puramente simbolico: include un implicito voto di povertà. E se in passato i Papi ricevevano comunque un’indennità per spese occasionali, Papa Francesco ha deciso non solo di rinunciare a quel denaro, ma anche di riformare radicalmente la gestione delle finanze e delle spese della Santa Sede.
Perché – paradossale in un’istituzione che raccoglie miliardi ogni anno – il Vaticano è un disastro economico: da anni chiude i bilanci in perdita.
Foto Getty©Vatican Media/CPP / ipa-agency.net
Nel 2022, il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves, all’epoca prefetto della Segreteria per l’Economia (l’organismo che sovrintende alle finanze del microstato), dichiarò che il bilancio «con entrate per 770 milioni di euro e spese per 803 milioni» registrava un deficit di 33 milioni. E andò ancora bene: nel 2021, la perdita era stata di 42 milioni. Quanto costino davvero il mantenimento, la sicurezza, i viaggi e le spese del Papa resta difficile da sapere: i bilanci non sono abbastanza trasparenti per fornire queste cifre.
Eppure, il Papa è anche una macchina da soldi. Non solo per via delle donazioni, ma grazie allo sfruttamento sistematico della sua immagine: francobolli, rosari, monete commemorative, oggetti di culto e merchandising. Senza contare i prodotti editoriali: i libri dei Papi e, per fare un esempio iconico, il doppio CD con il Rosario recitato da Giovanni Paolo II (in latino, doppiato nelle versioni estere), lanciato nel 1994. In Spagna – con tanto di bollino «annunciato in tv» – ne furono vendute 60mila copie nei primi due mesi. Quanto abbia incassato il Vaticano da quelle vendite resta un mistero: si sa solo che si tratteneva i costi di produzione. Ironia della sorte, proprio l’anno prima, la Santa Sede aveva registrato una perdita record di circa 185 milioni di euro (al cambio attuale).
Certo, per chi lavora dentro le mura vaticane qualche vantaggio c’è. L’alloggio? Pagato. I pasti? Sì, purché si lasci stare il minibar. Le tasse? Nessuna. Un cardinale residente in Vaticano – come lo era Prevost prima di diventare Leone XIV – guadagna circa 5 mila euro al mese. O meglio, guadagnava: prima dell’arrivo di Francesco, lo stipendio era di 5.500 euro. Dopo la pandemia, Papa Bergoglio ha imposto un taglio del 10%. E nel novembre 2024, la Segreteria per l’Economia ha annunciato due ulteriori riduzioni sui bonus, pari a diverse centinaia di euro al mese. Anche Prevost ne ha risentito.
Ora tocca a Leone XIV decidere se seguire l’esempio di Francesco – ispirato al santo di Assisi, famoso per la sua povertà e per la sua regola che già al secondo punto autorizzava, «se proprio necessario», l’uso delle scarpe – o se affidarsi a un’altra illuminazione divina per rimettere in ordine conti che avrebbero bisogno di almeno un paio di miracoli.
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