Leone “abbraccia” Zelensky. “I negoziati qui in Vaticano”
Settecento droni, tredici missili, una notte di fiamme attorno a Kiev. Bombe e morti pure nel Donetsk. E proprio mentre i russi scatenano “il più grande attacco aereo”, Volodymyr Zelensky atterra a Roma per parlare di aiuti, armi, ricostruzione. E di pace? Papa Leone lo riceve a Castel Gandolfo e si dice “vicino al popolo ucraino” e “disponibile ad accogliere in Vaticano le delegazioni” per i negoziati. “Il dialogo è la via privilegiata per porre fine alle ostilità, incoraggiando la liberazione dei prigionieri e la ricerca di soluzioni condivise”. Lui ringrazia ma sembra scettico. “Questa offensiva arriva precisamente nella fase del massimo sforzo per un cessate il fuoco, che il Cremlino continua a respingere. Servono sanzioni dolorose sul petrolio, che da tre anni alimenta la macchina di guerra di Mosca”. C’è una buona notizia, la sfuriata di Trump. “Non sono contento di Putin, uccide 7.000 soldati a settimana. Deve finire, manderemo altre armi all’Ucraina”.
Intanto, la lista degli appuntamenti romani di Zelensky è molto lunga, Il pontefice americano, il capo dello Stato italiano, il rappresentante speciale Usa Keith Kellog. Oggi vedrà Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen, Friedrich Merz, Donald Tusk e gli altri leader europei che parteciperanno ai due giorni di lavori della Recovery conference, alla Nuvola dell’Eur. Poi tutti insieme si collegheranno con il gruppo dei volenterosi di Macron e Starner.
Il giro delle sette chiese del presidente ucraino, in mimetica nera, non poteva che cominciare dal Papa, che lo incontra nella residenza estiva di Villa Barberini, si affaccia con lui dal balcone sui giardini, poi scambia qualche frase in inglese, si informa della situazione sul campo e promette un intervento per liberare i bambini rapiti dai russi. Zelensky ringrazia ancora. “I nostri bimbi rubati devono tornare a casa e avere la possibilità di curarsi in Italia”. Leoni XIV offre ufficialmente la Santa Sede come luogo per i negoziati. Zelensky apre ma resta cauto, pensa che per fermare l’aggressione serva una maggiore pressione internazionale sul Cremlino. “Sono grato al Pontefice per la conversazione sostanziale che mi ha concesso e per la proposta, una soluzione aperta e possibile. Noi vogliamo che la guerra finisca, è Mosca che rifiuta di trattare. Naturalmente contiamo molto sul Vaticano e sul fatto che sua Santità possa aiutarci con un luogo di incontro ad alto livello”.
Nel pomeriggio i colloqui al Quirinale in un clima “di fratellanza”. L’Italia, spiega Sergio Mattarella, sta con Kiev dall’inizio e ci resterà, come dimostra anche l’impegno del governo nell’organizzare la conferenza per la ricostruzione. “Benvenuto in questo palazzo, è un piacere incontrarla di nuovo per ribadire la grande amicizia e il pieno sostegno del nostro Paese all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”.
Non ci sono sbandamenti, nessun dubbio su chi è l’aggredito e chi l’aggressore. “La nostra posizione rimane assolutamente ferma. Vorrei esprimere l’ammirazione per il comportamento del popolo ucraino”.
Insomma, la linea non cambia. Zelensky apprezza. “Ringrazio la premier Meloni e lei presidente per aver riconosciuto con fermezza il bene e che la guerra scatenata da Putin e il grande male. Questa – conclude – è davvero una visita speciale”.
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