l’ente fanese a rischio con maxi danno erariale. Il salvataggio in extremis
FANO Un buco finanziario di mezzo milione di euro che mette a rischio la sopravvivenza della Fondazione teatro della Fortuna . È questo, secondo la relazione del commercialista Camillo Catana Vallemani consegnata lunedì scorso al Comune di Fano , l’onere ereditato dalla precedente amministrazione, curata per dieci anni dalla presidente e sovrintendente Catia Amati. E questo è il lascito in campo culturale della giunta di centrosinistra, guidata dall’ex sindaco Massimo Seri.
La relazione di Catana Vallemani
In particolare, ammonta a 397.695,91 euro il disavanzo del bilancio 2024, che deriva da svalutazioni di crediti pregressi inesigibili, rettifiche di capitalizzazioni improprie e mancate riscossioni di spese sostenute per la concessione del teatro a soggetti terzi (103.707,27 euro di competenza del 2024 e 293.988,64 euro riferiti agli esercizi precedenti). A tale deficit si aggiunge l’azzeramento del fondo di dotazione dell’ente teatrale, pari a 100mila euro, apportato dal Comune alla nascita della Fondazione nel 2005. Tale dotazione iniziale, volta alla stabilità economica dell’istituzione, avrebbe potuto essere utilizzata solo per spese straordinarie e strategiche o per compensare una perdita significativa, previa autorizzazione dell’autorità di vigilanza, che è la Prefettura.
Gli ex amministratori
Questo dissesto contabile rischia potenzialmente di condannare all’estinzione per mancato raggiungimento dello scopo statutario (la gestione delle stagioni concertistica, lirica e di prosa) la Fondazione teatro, che è un ente di diritto privato in controllo pubblico (il Comune è il socio principale e contribuisce annualmente con circa 500mila euro). Nel caso in cui si realizzasse questo scenario, il buco finanziario si scaricherebbe sul Comune e costituirebbe un danno erariale con responsabilità su vari piani degli ex amministratori. Ma è possibile un salvataggio in extremis da parte dei soci privati (la Bcc di Fano e la Fondazione Carifano), che nella canicola estiva si trasformerebbero in Babbo Natale accollandosi i conti in rosso, nonostante abbiano una partecipazione minoritaria (ciascuno contribuisce alla gestione con 15mila euro all’anno). Per questo tipo di ente, infatti, al Comune è inibito, per norma e giurisprudenza, il soccorso finanziario.
La diluizione in quattro anni
Il sindaco Luca Serfilippi ha proposto ai due soci privati una diluizione dell’onere in un quadriennio, per un contributo annuale extra di ciascuno pari a 50mila euro per il deficit, più la quota parte del fondo di dotazione, che deve essere ricostituito ma da 100 mila euro potrebbe essere ridotto a 30mila euro, previa autorizzazione della Prefettura. È possibile anche l’ingresso di un nuovo socio-salvatore, che però non pare profilarsi all’orizzonte.
La prefetta Emanuela Saveria Greco vigila sugli sviluppi, in collegamento con l’amministrazione comunale. Scaduto il termine ultimo del 30 giugno scorso, il bilancio consuntivo 2024 dovrà essere approvato quanto prima prevedendo un piano di rientro del deficit, integrando anche il fondo di dotazione.
Il recupero degli oneri
In ogni caso, l’amministrazione comunale, anche per espressa richiesta dei soci privati, è intenzionata a procedere, laddove possibile, al recupero degli oneri non riscossi per l’affitto del teatro, i quali ammontano a 123.941,35 euro (mancate fatture o fatture emesse sottocosto, in qualche caso anche con un preventivo superiore). Si tratta di 52 eventi svolti dal 2020 al 2024, alcuni per conto del Comune ma fuori delle attività finanziate con il contributo annuale. In astratto, in presenza di adeguate pezze di appoggio, potrebbe configurarsi anche il coinvolgimento a titolo personale di ex assessori per le iniziative da essi commissionate senza regolare copertura finanziaria da parte degli uffici comunali.
Le gravi irregolarità pregresse
Nel tono asettico del linguaggio contabile, Catana Vallemani (presidente dell’Ordine dei commercialisti di Ancona e dell’associazione professionale regionale) nelle 18 pagine della sua consulenza, integrata da diversi allegati, svolge una ricostruzione impietosa delle anomalie e delle irregolarità della gestione pregressa. Basti rilevare che figuravano nel bilancio significativi crediti verso società sottoposte a fallimento, risalenti anche a 16 anni fa (22.500 euro del 2009 verso One Way, 30mila euro del 2012 nei confronti di Lungarini, 19.490,40 euro verso Company Flash spa).
L’esperto contabile è partito dalla situazione economico patrimoniale ricostruita, sotto la presidenza di Stefano Mirisola, dalla direttrice amministrativa della Fondazione (attiva anche con la presidente Amati in carica fino a metà del 2024) Caterina Pierangeli. Da essa risulta una perdita di 343.770,70 euro, rettificata per la svalutazione di spese per il personale pluriennali patrimonializzate, l’accantonamento per il fondo rischi e le svalutazioni di altri crediti per ulteriori 54mila euro (al netto di un ricavo sopravvenuto).
La manutenzione straordinaria
Tra i crediti azzerati ci sono anche 80mila euro di spese di manutenzione straordinaria anticipate dalla Fondazione per conto del Comune, di cui però quest’ultimo ha riconosciuto (come debito fuori bilancio) solamente 13mila euro. Segnali della sofferenza di gestione sono anche lo scoperto bancario presso la Bcc di Fano, che è arrivato a toccare 123mila euro, e il maxi credito della cooperativa Opera per le maschere di sala di oltre 168mila euro. Nel caso in cui l’ente venga salvato, si dovrà procedere, tramite l’aumento dei ricavi o la riduzione dei costi, anche al risanamento della gestione annuale.