Politica

Legge sulla caccia, cosa vuole davvero il governo: fucilate a febbraio, valichi montani e richiami vivi. E perché una parte di Coldiretti si è smarcata

Il mondo venatorio non si dà pace. Da quando ilFattoQuotidiano.it ha pubblicato in esclusiva, in anteprima, le bozze del disegno di legge sulla tutela della fauna selvatica e sul prelievo venatorio, la politica e le associazioni di cacciatori sono in fibrillazione. C’è chi con un approccio istituzionalmente più serio invita alla calma, come il presidente di Federcaccia, Massimo Buconi; e chi invece attacca in maniera scomposta, come Libera Caccia (presidente Paolo Sparvoli), che accusa ilFatto.it di aver “adottato il metodo Iene” e di aver scritto “le solite scempiaggini”. L’argomentazione dell’associazione venatoria – molto fragile, a dirla tutta – è quella di aver attinto dalle “veline animaliste”. Lettura quanto meno singolare, dal momento che le bozze arrivano dal ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida e che lungamente sono circolate proprio in ambienti venatori (motivo per cui la caccia – pardon – la ricerca della “talpa” all’interno del Masaf non ha molto senso).

Come scritto, è in corso un’interlocuzione proprio tra il Masaf e il ministero dell’Ambiente, impegnato a limare – ma non è detto che ce la faccia – le parti più estreme della riforma, in particolare quelle che risultano in contrasto con la normativa Ue (Bruxelles ha già avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia). Il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha dichiarato che i rapporti tra i due ministeri (uno in mano a FdI e uno in mano a FI) sono ottimi, e che il lavoro prosegue sereno (Nevi fa parte della commissione Agricoltura della Camera che si occupa, tra le altre cose, di prelievo venatorio, ed è molto vicino ai cacciatori). L’unico punto – nel merito – citato dal deputato azzurro è stato quello che riguarda i valichi montani in Lombardia. Una recente sentenza del Tar ha disposto, con effetto immediato, il divieto assoluto di caccia in 475 aree in quota in cui transita l’avifauna. Una sentenza dalle conseguenze nefaste per migliaia di cacciatori lombardi – e per il centrodestra al Pirellone – ma che potrebbe fare da apripista anche per le altre regioni italiane. Ecco perché la riforma di Lollobrigida, già nella sua bozza, si occupa di valichi montani, con l’obiettivo di aggirare la sentenza: il divieto rimarrebbe solo su quelli “situati in una zona di protezione istituita in data antecedente al primo gennaio 2025”. Tradotto: solo in zone protette antecedenti alla sentenza.

Dunque risolvere la questione dei valichi montani è una priorità per il centrodestra e per il governo. Se le bozze pubblicate da ilFatto.it dovessero essere modificate (dopo l’interlocuzione col ministero dell’Ambiente e dopo il polverone mediatico che si è sollevato sul disegno di legge) è altamente improbabile – per non dire impossibile – che salti l’articolo sui valichi. Ma ci sono altre priorità, nella logica del “sparo cento per ottenere 50”. Secondo il direttore generale della Lipu, Danilo Selvaggi, sono i “migratoristi” a condizionare le regole e a chiedere, in particolare, due cose: “Cacciare a febbraio e ripristinare la cattura dei richiami vivi“. Punti che, ovviamente, sono già presenti nelle bozze. Come rileva lo stesso Selvaggi, tuttavia, “è che saremmo di fronte a violazioni palesi e molto significative della normativa comunitaria. Non si può fare”. Il motivo è che sparare agli uccelli a febbraio, cioè nella fase di riproduzione, significa danneggiare seriamente le popolazioni. Per questo è stata messa a punto la direttiva Uccelli. “La legge italiana – spiega Selvaggi – dopo una condanna da parte della Corte di Giustizia, ha vietato esplicitamente la caccia in periodo di migrazione. Il limite massimo di chiusura della caccia in Italia è al 31 gennaio, con una deroga al 10 febbraio ma previo parere vincolante di Ispra. La bozza Lollobrigida cancella il limite del 10 febbraio ed elimina il parere vincolante di Ispra. Le regioni potranno proporre di cacciare oltre il 10 febbraio, sulla base di dati dei cacciatori e chiedendo il parere al Comitato tecnico-venatorio nazionale. Cioè, chiedendo il parere ai cacciatori e a se stesse“.

Per quanto riguarda la cattura dei richiami vivi, il governo vorrebbe ripristinare l’uccellagione, vietata proprio dalla legge 157/92. Il divieto è imposto anche dalla già citata direttiva Uccelli: l’Ue, nel 2014, aveva aperto una procedura d’infrazione in merito alla gestione senza regole dei roccoli che, di lì a poco, sarebbero stati chiusi per legge. Ma ora il governo punta a riaprirli. “La bozza Lollobrigida – continua Selvaggi – cancella quella norma, riaprendo integralmente le catture e persino autorizzando i singoli cittadini (e non solo le amministrazioni). Cioè, autorizzando quella pratica, scomparsa da 50 anni, chiamata ‘uccellagione’”.

In questi giorni, al di là di chi prevedibilmente si è opposto al ddl (associazioni animaliste e ambientaliste, M5s, Pd e Avs e volti più o meno noti dello spettacolo) c’è stata una presa di posizione critica molto forte, quella di Coldiretti Roma. Da una parte perché il presidente di Coldiretti nazionale, Ettore Prandini, è molto legato sia a Lollobrigida sia a Giorgia Meloni; dall’altra perché il presidente di Coldiretti Roma, Niccolò Sacchetti, è anche presidente di Agrivenatoria Biodiversitalia. Si tratta della branca di Coldiretti che promuove gli interessi delle aziende faunistico-venatorie. L’articolo 10 delle bozze crea per queste aree una sorta di zona “franca” in cui è possibile cacciare a stagione venatoria chiusa e con deroghe alla cosiddetta pronta caccia, cioè l’immissione di fauna selvatica oltre la data del 31 agosto. Eppure Sacchetti, intervistato da UltimaBozza, ha parlato, in merito alle bozze del ddl, di “un quadro di Far West che non fa bene a nessuno. La legge 157 è equilibrata e va difesa”. E ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di una natura in equilibrio, e in questo riconosciamo le ragioni degli ambientalisti. E gestiamo i territori su cui avviene la caccia, e quindi abbiamo interesse a un’attività venatoria serena, che non crei tensioni e contrapposizioni”. Che la logica del “sparo cento per ottenere 50” non sia piaciuta?

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
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