Le zuppe pronte di verdura fresca non saranno più tanto pronte, per legge
“Far bollire per almeno 5 minuti”, leggeremo presto al supermercato su tutte le zuppe e le vellutate fresche. Potrebbe essere un deterrente all’acquisto, ma quei piatti tanto pronti non sono.
È capitato a tutti: si torna a casa tardi, la voglia di cucinare latita e gli ingredienti in frigo pure, e la prospettiva di una confortante zuppa calda, pronta dopo pochissimi minuti e senza nemmeno sporcare una pentola fa cedere anche il più gourmettaro tra noi: si afferra una ciotola di minestra pronta e tre minuti di microonde fanno la magia. Ecco, oggi sono proprio quei tre minuti a mettere in crisi il comparto produttivo e distributivo dei cosiddetti “ready to heat” (“pronti da scaldare”) che, recependo una circolare del Ministero della Salute indirizzata a Federdistribuzione, Ancc Coop e Ancd Conad, devono rivedere quelle tempistiche, riportando sulle confezioni la dicitura “far bollire almeno 5 minuti”.
La zuppa di carciofi incriminata
Rammentiamo i fatti di fine ottobre di quest’anno: dopo aver mangiato una zuppa di carciofi pronta comprata in un supermercato di Roma, un’anziana signora di 79 anni perde la vita mentre la figlia, dopo aver solo assaggiato il piatto, ha un malore ma si salva. L’Asl locale e i Nas faranno le necessarie analisi, confermando tracce di botulino negli avanzi del piatto pronto. Indagini successive hanno fatto pensare a un caso isolato -il lotto incriminato era ormai scaduto senza altre conseguenze- imputando il tutto a una probabile cattiva conservazione. Ma i casi di presenza di botulino nelle zuppe pronte fresche non sono così rari, e già quest’anno il Ministero della Salute ha dovuto effettuare una campagna di richiamo: si è reso quindi necessario un intervento per mettere il consumatore nelle condizioni di consumare questi prodotti il più possibile in sicurezza.
Non tutti apprezzano
Da parte loro produttori e distributori non sembrano gradire l’iniziativa. È una questione innanzitutto di marketing, allungando le tempistiche di consumo di un prodotto nato per essere pronto in pochissimo tempo, ma non solo. Secondo Elisabetta Pellegrini, buyer ortofrutta fresca e IV-V gamma di Coop Italia, interpellata da Fruitbook Magazine, ci sono problemi anche, se vogliamo chiamarli così, gastronomici, dati da quei due minuti di cottura in più: “Un minestrone di verdure? Diventa un dado! Una pasta e fagioli? Si trasforma in vellutata. Le nuove indicazioni sul trattamento termico vanno anche ad alterare il sapore del prodotto cambiando anche il servizio che si dà al consumatore.
Chi acquista una zuppa pronta, oltre a volere un pasto da consumare in pochi minuti, presumibilmente vuole anche utilizzare pochi utensili in cucina”. Questi cinque minuti nascono però da una questione di sicurezza alimentare ben specifica, come spiega Marco Dallavalle, avvocato esperto in diritto alimentare, anche lui raggiunto da Fruitbook: “(…) la tossina prodotta viene distrutta se sottoposta a una temperatura di 75-80 gradi per almeno 8-10 minuti. Per questo, dal momento che a livello domestico non è semplice verificare il raggiungimento di questa temperatura fino al cuore del prodotto, è più sicuro portare l’alimento a ebollizione per cinque minuti”. Resta da vedere come il consumatore deciderà di schierarsi, tra la sicurezza a tutti i costi e la praticità d’uso.
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