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Le reazioni dei leader del mondo dopo l’attacco di Donald Trump all’Iran. Papa Leone XIV tuona: «Fermate la guerra prima che sia troppo tardi»

Dopo l’attacco degli Stati Uniti a tre siti nucleari iraniani, avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 giugno, non sono mancate le reazioni da parte di politici e capi di Stato, così come pure le polemiche, perché solo poche persone attorno a Donald Trump sapevano.

A inveire contro il presidente sono stati innanzitutto gli avversari Democratici, che hanno puntato il dito contro un’azione definita «anticostituzionale» dal senatore del Vermont Bernie Sanders, perché la scelta non è stata preventivamente concordata con il Congresso: «Il presidente non ne ha il diritto», ha tuonato durante un comizio. Conferma anche da parte del capo del Pentagono, Pete Hegseth, informato «dopo che gli aerei erano decollati in sicurezza», ma sottolineando che si tratta di una prassi lecita, garantita dal War Powers Act del 1973, che autorizza il presidente americano a coinvolgere il Paese in un conflitto senza passare dal Congresso.

Al di là delle diatribe interne, quella che – di fatto – è un’entrata in guerra degli USA contro l’Iran e al fianco di Israele, è una presa di posizione netta, forse finalizzata più a lanciare un avvertimento che a scatenare una guerra globale. A nove giorni dallo scoppio del conflitto, lo scorso 13 giugno, Donald Trump ha dato un messaggio di forza, a cui non dovrebbero seguire (almeno stando alla stampa statunitense) nuovi attacchi.

I siti colpiti non avrebbero subito i gravi danni proclamati da Trump, specie quello di Fordow, perché il materiale nucleare non sarebbe più stato lì. «Non si è verificata alcuna emissione di materiale pericoloso dal sito nucleare dopo l’attacco, poiché il materiale a rischio era stato evacuato dal sito», ha commentato all’agenzia di stampa Mehr il deputato iraniano Mohammad Manan Raisi. Una versione confermata via social anche da IAEA, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che ha dichiarato che non ci sono variazioni nell’aumento dei livelli delle radiazioni nelle zone interessate.

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Immediate le reazioni dei politici del mondo. Il primo commento è arrivato da Parigi, che tramite il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot ha fatto sapere che la Francia non ha partecipato né agli attacchi né alla loro pianificazione. La Francia «Invita le parti alla moderazione, per evitare ogni escalation che possa portare a un’estensione del conflitto». Un brutto colpo per Emmanuel Macron, che con Germania e Regno Unito ambiva a un ruolo da negoziatore. All’Eliseo, intanto, nella serata del 22 giugno ci sarà una riunione del Consiglio di Difesa, per fare il punto della situazione dopo l’attacco. Come la Francia, nemmeno il Regno Unito sarebbe stato avvertito dell’operazione, come del resto nemmeno l’Italia.




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