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le presunte parole della madre di Sempio durante un’intervista nascosta. Trovati 8 conti correnti associati all’avvocato

Quello con due cognacchini te lo compri”. A dirlo sarebbe stata Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, riferendosi a Massimo Lovati, ex avvocato del figlio accusato dalla procura di Pavia dell’omicidio di Chiara Poggi. Sarebbero state queste le parole dette dalla donna in un’intervista con “Le Iene”, a telecamera e microfono nascosto, che sarebbe stata trascritta integralmente e inserita nell’informativa della squadra omicidi e dei carabinieri di Milano, poi confluita nell’indagine per corruzione a carico dell’ex procuratore Mario Venditti. “Lo chiamavano barbonissimo”, avrebbe aggiunto Ferrari riferendosi a Lovati. Lo riporta “Il Messaggero”.

Secondo la madre del 37enne, stando a quanto trapelato, basterebbero “due cognacchini” per “comprare” l’avvocato di Vigevano, chiamato il “barbonissimo”. “Non ho una lira in tasca, solo cartacce”, aveva sostenuto invece Lovati, lo scorso 17 ottobre, a “Farwest”. Dove aveva anche aggiunto un particolare che sembrerebbe non essere sfuggito alla Procura: “Non ho manco un conto corrente”. Non sarebbe dello stesso avviso, infatti, la pm di Brescia, Claudia Moregola, che durante le indagini avrebbe trovato 8 conti correnti associati a Lovati, di cui soltanto uno “senza alcun rapporto attivo”. A rivelarlo è il quotidiano “La Verità”, che svela i presunti esiti delle ispezioni che avrebbero interessato diversi istituti di credito. In uno “risulta segnalato per un rapporto di fideiussione”, mentre in altri due i movimenti “non rivelano anomalie”, un quarto conto sarebbe invece cointestato con una donna, ma “è privo di movimentazione”. Risulterebbero anche due conti online: un wallet con base in Irlanda per pagamenti internazionali che si occuperebbe di “circolazione monetaria transfrontaliera e multivaluta” e una carta prepagata apparentemente senza movimenti sospetti. L’ultimo conto, invece, acceso presso una finanziaria, sarebbe ancora senza documentazione.

Oltre alla Procura di Pavia, che indaga sull’assassinio dell’allora 26enne di Garlasco per cui è stato condannato in via definitiva l’ex fidanzato Alberto Stasi, proseguono le indagini anche nella Procura bresciana. Secondo “Open”, gli investigatori avrebbero disposto gli accertamenti sui conti di Lovati dopo che l’avvocato di Vigevano aveva dichiarato di aver preso i soldi in contanti e, appunto, di non possedere un conto corrente, versione che sembrerebbe essere stata smentita dalle indagini della pm Moregola. Al centro della vicenda ci sarebbero i soldi che la famiglia Sempio avrebbe prelevato in contanti e poi consegnato ai loro 3 avvocati dell’epoca: si tratterebbe di una cifra che si aggira tra “i 55 e i 60 mila euro” per le spese legali. Solo l’avvocato di Vigevano, però, ha apertamente ammesso di aver ricevuto del denaro (circa 15-16 mila euro), mentre Soldani e Grassi hanno negato di essere stati pagati con queste modalità, ma di aver ricevuto come compenso solo “l’esposizione mediatica che questa vicenda ha portato”. Per questo motivo, secondo il legale di Lovati, Fabrizio Gallo, il 73enne sarebbe disposto ad essere sentito dalla Procura di Brescia come persona informata sui fatti.


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