le porte sono aperte, ma le orecchie delle Istituzioni restano chiuse – Forlì24ore.it

Le organizzazioni sindacali FISASCAT CISL ROMAGNA, CGIL FP Forlì Cesena, e UIL FPL esprimono profonda preoccupazione e sconcerto per la totale assenza di risposte istituzionali in merito alla segnalazione inviata il 18 giugno scorso sul clima lavorativo e sulla gestione della CRA San Vincenzo di Santa Sofia, affidata alla Cooperativa Sociale Il Cigno
Dopo settimane di attesa, nonostante PEC formali inviate a tutti i soggetti competenti – Comune di Santa Sofia, Presidente ASP San Vincenzo de Paoli, Cooperativa Il Cigno, non abbiamo ricevuto alcuna risposta né formale né sostanziale. Nel frattempo, però, assistiamo a dichiarazioni pubbliche dell’Amministrazione comunale di Santa Sofia che – pur parlando genericamente di “situazione delicata” – evitano accuratamente di affrontare i problemi sollevati dalla nostra segnalazione. Ma qual è il vero problema dentro la CRA San Vincenzo, oggi, che le istituzioni continuano a ignorare? Non si tratta solo di percezioni, ma di fatti concreti, verificabili, denunciati da tempo:
- Un clima lavorativo teso e opprimente, con un crescente numero di richiami verbali e sanzioni che alimentano la paura e il malessere tra il personale;
- Turni instabili, modificati continuamente, spesso senza il necessario preavviso o rispetto delle esigenze dei lavoratori;
- Nessun confronto aperto e costruttivo con le rappresentanze sindacali;
- E infine – e soprattutto – l’introduzione unilaterale di un premio economico selettivo, attribuito secondo criteri discriminatori e divisivi, che esclude chi ha fatto ricorso a diritti tutelati come la maternità, la malattia o i permessi della Legge 104.
Un premio che, nel nome dell’“efficienza”, trasforma il diritto in colpa e la fragilità in colpa professionale. Un’iniziativa aziendale che non valorizza, ma mortifica. Non premia, ma divide. E che ha prodotto un effetto devastante: l’erosione della fiducia tra lavoratori, l’aumento del malessere interno e, soprattutto, la fuga di personale. Sì, la carenza di operatori è anche responsabilità di chi gestisce.Abbiamo la certezza che dove le cooperative hanno scelto strumenti di fidelizzazione vera e inclusiva del personale, la carenza di operatori non si è mai presentata o si è mantenuta a livelli irrilevanti.
Quando invece si adottano politiche aziendali divisive, punitive, incapaci di riconoscere e motivare chi lavora, il risultato è sotto gli occhi di tutti: i lavoratori se ne vanno. E allora la domanda è semplice: la mancanza di personale è davvero un problema nazionale, o diventa una responsabilità locale quando si fanno scelte gestionali sbagliate? Una misura che, a nostro giudizio, ha carattere discriminatorio e che è già stata segnalata all’Ufficio della Consigliera di Parità, la quale è stata l’unica ad aver riscontrato la nostra segnalazione. Nessuno, nelle dichiarazioni istituzionali uscite sulla stampa, ha avuto il coraggio di menzionare questo elemento. E questo silenzio è assordante. Ricordiamo che anche la RSA di Premilcuore, sempre gestita dalla medesima Cooperativa Il Cigno manifesta le stesse problematiche. È vero che sono stati svolti controlli da parte dell’AUSL, dei NAS e di altri soggetti, ma si tratta di verifiche tecniche, che non hanno valutato il clima organizzativo, il livello di stress del personale, la tenuta dei diritti individuali o la sensazione crescente di sfiducia tra i lavoratori.Chi invece avrebbe potuto – e dovuto – farsi un’idea reale di come si vive e si lavora all’interno della struttura è chi ha la responsabilità politica e amministrativa del territorio.
Dalle istituzioni locali ci saremmo aspettati ben altro.Non solo non ci hanno convocato. Non solo non ci hanno risposto.Ma, pur sapendo bene cosa accade nella struttura, scelgono deliberatamente di ignorarci.Le rappresentanze sindacali hanno segnalato, per iscritto e con chiarezza, il malessere diffuso, le discriminazioni, la crescente pressione organizzativa e il disagio del personale.
Eppure, mentre noi continuiamo a chiedere ascolto e confronto, chi amministra il territorio preferisce parlare alla stampa, con dichiarazioni generiche e rassicuranti, completamente scollegate dalla realtà quotidiana vissuta da chi lavora nella CRA San Vincenzo. Nessuna di quelle parole racconta davvero ciò che sta accadendo.Nessuna affronta il vero nodo: premi aziendali che escludono chi ha fruito di malattia, maternità o Legge 104.Una misura grave, divisiva.Se davvero si volesse conoscere lo stato dell’arte, basterebbe entrare, parlare, ascoltare. Ma a quanto pare, lanciare comunicati stampa rassicuranti è più semplice che aprire le orecchie al sindacato. E questa non è una svista: è una scelta politica. Una scelta che scarica i problemi sulla pelle di chi lavora.
Nel frattempo la situazione peggiora: aumentano i richiami verbali, cresce il malcontento, si accentua il turnover. E proprio quelle misure che dovrebbero “valorizzare” il personale, lo allontanano. Poi però ci si stupisce se mancano gli operatori. Alla Sindaca di Santa Sofia diciamo con chiarezza:non è che non può. È che, ad oggi, non vuole.Perché chi amministra può sempre decidere di ascoltare.Può sempre scegliere di aprire un confronto.Può sempre schierarsi dalla parte del lavoro e dei diritti.Ma servono coraggio e responsabilità. E finora, non ne abbiamo visti.
Non c’è qualità nei servizi senza rispetto per chi li eroga.Non esiste cura vera se si ignorano le condizioni di chi lavora.E non può esserci futuro se si continua a voltarsi dall’altra parte. Le organizzazioni sindacali firmatarie si riservano ogni ulteriore iniziativa, anche pubblica a tutela dei lavoratori e della dignità del servizio.
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