“Le mie 15 domande ai ProPal”. Dai fondi spariti alle false accuse – Il Tempo

«Mi sono sempre opposta e continuo ad oppormi a un uso del termine genocidio che non ha nulla di analitico, ma ha molto di vendicativo». Le parole sono quelle della senatrice avita Liliana Segre dopo l’intervista allo scrittore israeliano David Grossman. La senatrice poi passa a spiegare cosa intenda per vendicativo: «È uno scrollarsi di dosso la responsabilità storica dell’Europa, inventando una sorta di contrappasso senza senso, un ribaltare sulle vittime del nazismo le colpe dell’Israele di oggi dipinto come nuovo nazismo».
Se Gaza da qualche settimana era già il tema prevalente del dibattito pubblico, il dialogo tra la testimone della Shoah e lo scrittore pacifista, ha acceso ulteriormente gli animi. Basta affacciarsi sui social o ascoltare discussioni da bar: si discorre e si litiga prevalentemente su questo. Un confronto che infiamma la politica, che attraversa il Parlamento, che mobilita le piazze e le Università, e che immancabilmente viene raccontato sulle pagine dei giornali. E che finisce per animare i diverbi. È tutta colpa del «ferocissimo» Benjamin Netanyahu? È ammissibile la sopravvivenza di Hamas nella Striscia? È stata dimenticata troppo in fretta la mattanza del 7 ottobre? Si può riconoscere uno Stato che non c’è, la Palestina? Sta tornando l’antisemitismo?

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La sinistra, variamente intesa, è entrata nella crisi medio orientale con le idee chiare: contro Israele a muso duro, e con una certa simpatia verso i suoi storici oppositori regionali. Una progressiva perdita di memoria che ha portato il Pd a dimenticare completamente la lezione del senatore Umberto Terracini, l’esponente comunista (e padre Costituente) che fu il più duro oppositore dell’antisemitismo staliniano e post staliniano.
Così sul tema si esercita l’avvocato Anna Bernardini de Pace che ha messo su carta 15 domande da porre ai propagandisti anti Israele («anche amici miei», sottolinea).
Partendo da un presupposto: «Purtroppo i primi a sbagliare il racconto e la narrazione reale della guerra sono gli israeliani», scrive l’avvocato.
In pratica il grandissimo errore è stato lasciare totalmente lo spazio dell’informazione globale alle fonti riconducibili ad Hamas. Veri e propri dispacci che vengono riproposti da mesi dai network internazionali. E che creano una sorta di «verità» ufficiale.

La disamina della Bernardini de Pace continua: «Lo Stato ebraico è privo del tutto di comunicatori empatici e in grado anche di spiegare la storia e la filosofia di 77 anni conflittuali». Un cortocircuito che crea un dislivello generazionale: «tra gli adulti è più facile trovare chi critica Hamas, di quanto non lo sia tra i più giovani». Che spesso «confondono Hamas con la Palestina». Da qui l’intollerabile sovrapposizione: «Anche i terroristi si trasformano in vittime del carnefice Israele». A seguire le 15 domande ai propagandisti anti Israele, che in realtà sono 15 temi per smontare le bugie prevalenti che inquinano il dibattito pubblico sulla crisi mediorientale.
1. 45 miliardi di dollari in 20 anni: dov’è finito il denaro? Nelle scuole o nei tunnel?
2. 13.000 dipendenti Onu a Gaza: nessuno ha mai visto i tunnel o sentito i lanci?
3. Perché, se Hamas avesse liberato subito gli ostaggi, non ci sarebbe stato neanche un morto, ma nessuno è sceso in piazza per chiederlo?
4. Se Israele è un genocida, perché la popolazione di Gaza è aumentata del 400% dal 1948, e dal 7 ottobre si parla di un aumento di 153.000 persone solo a Gaza?
5. Perché si cita «il ministero della sanità di Gaza» come fonte, se è gestito da Hamas?
6. Perché si accusa Israele di apartheid mentre gli arabi israeliani votano, studiano, curano e governano?
7. Perché nessun Paese arabo ha mai dato cittadinanza ai palestinesi da 75 anni e in più occasioni li ha massacrati?
8. Perché nessuno denuncia i razzi lanciati da scuole e ospedali, finché Israele non risponde?
9. Perché si accusa Israele di «massacro» quando Hamas usa scudi umani e si nasconde tra i civili?

10. Perché, se il 7 ottobre fosse stato un «inside job», esistono centinaia di video e testimonianze di stupri, torture e bambini bruciati vivi?
11. Perché si crede a Hamas quando accusa Israele, ma si grida alla propaganda quando Israele mostra prove?
12. Se Hamas ha giurato di distruggere Israele, perché dovrebbe volere la pace?
13. Perché si boicotta solo Israele e non Cina (Uiguri), Iran (dissidenti), Turchia (curdi), Pakistan (donne)?
14. Perché «Free Palestine» non significa due popoli due Stati, ma uno solo senza Israele?
15. Perché l’indignazione esplode solo peri civili palestinesi, e mai per quelli israeliani?
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