Le isole strategiche e l’allarme degli 007: svelati i veri piani della Cina

L’allarme è arrivato direttamente dalla Dia, e cioè dalla Defense Intelligence Agency, la principale agenzia militare di intelligence per l’estero degli Stati Uniti d’America. L’oggetto dell’ultimo paper: Taiwan. Il contenuto riguarda invece la Cina, o meglio, la strategia che Pechino potrebbe adottare per conquistare Taipei senza affidarsi a invasioni su vasta scala, offensive violentissime o bombardamenti a tappeto. Gli analisti Usa temono infatti che il Dragone possa annettere la “provincia ribelle” seguendo una strategia particolare. In che modo? Tentando di impossessarsi delle isole periferiche di Taiwan per poi fare pressione sul governo taiwanese e mettere alla prova Washington.
L’allarme Usa su Taiwan
Secondo la DIA, la Cina potrebbe impadronirsi delle isole Kinmen, Matsu, Dongsha, Taiping o Penghu, tutte isole periferiche controllate da Taipei. La valutazione dell’agenzia non prevede un’invasione cinese su vasta scala di Taiwan quest’anno, ma avverte che l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) potrebbe intensificare le sue attività nei territori al largo di Taiwan, passando potenzialmente dalle manovre alle operazioni di conquista.
Per gli analisti statunitensi, la Cina disporrebbe di diverse opzioni militari per fare pressione Taiwan. Opzioni che vanno dall’aumento della frequenza e della portata delle operazioni di presenza militare a blocchi aerei e marittimi, e che comprendono, soprattutto, la conquista delle isole minori e periferiche di Taiwan. “La Cina sembra disposta a rinviare l’annessione di Taiwan con la forza, fintantoché ritiene che l’unificazione possa essere negoziata, che i costi per forzarla continuino a superare i benefici e che i limiti dichiarati non siano stati superati da Taiwan o dai suoi partner e alleati“, si legge nel paper.
La DIA ha avvertito in merito al fatto che Pechino probabilmente cercherà di mettere alla prova la determinazione Usa nel difendere Taipei. Nonostante l’assenza di legami formali, gli Stati Uniti dovrebbero rispondere a qualsiasi attacco cinese a Taiwan, con Guam a fungere da principale base operativa in caso di un fantomatico conflitto.
Le isole periferiche nel mirino della Cina?
In realtà esistono vari rapporti che hanno già identificato Kinmen e Matsu come le zone più vulnerabili del territorio di Taiwan. Queste isolette, non a caso, si trovano a oltre 160 chilometri dall’isola principale di Taiwan, ma appena al largo della costa cinese. Giusto un anno fa il think tank Institute for the Study of War scriveva che gli sforzi di Pechino per affermare il controllo su Kinmen e Matsu avrebbero combinato incentivi economici, coercizione non violenta, guerra legale, guerra dell’informazione, sviluppo infrastrutturale e una varietà di tattiche da zona grigia. L’obiettivo? Influenzare l’opinione pubblica locale e indebolire il controllo di Taiwan su quei territori strategici.
Non è un caso che la Guardia costiera della Cina abbia appena effettuato un pattugliamento di routine al largo delle Isole Kinmen. Ricordiamo che Pechino ha iniziato ad organizzare regolari pattugliamenti al largo di queste isole a febbraio 2024, a seguito dell’incidente mortale che ha messo ulteriormente a dura prova le relazioni tra le due sponde dello Stretto. In quella data, un battello gonfiabile cinese è stato rilevato nei pressi dell’arcipelago.
Stando al resoconto fornito dalle autorità di Taipei, all’arrivo di una motovedetta della Guardia costiera taiwanese, l’imbarcazione si è data alla fuga per evitare abbordaggi e ispezioni.
Dopo un inseguimento durato circa un minuto, il battello ha virato bruscamente a destra e la sua coda è entrata in collisione con il fianco anteriore destro della motovedetta taiwanese. L’impatto ha causato il ribaltamento del battello e la caduta in acqua dei quattro uomini a bordo.
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