Le famiglie degli ostaggi contro il piano di Netanyahu. “Il governo sceglie i territori, non i nostri cari”
Ancora una volta contro le decisioni del governo di Netanyahu, che continua a prediligere l’obiettivo della vittoria e della conquista dei territori a quello del ritorno a casa degli ostaggi. Il Forum delle famiglie denuncia il nuovo piano approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano, perché mette a rischio le vite dei loro famigliari rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023. Durante una riunione di una commissione della Knesset oggi Einav Zangauker, il cui figlio Matan è tenuto prigioniero dal gruppo terroristico, ha invitato i soldati a “non presentarsi in servizio come riservisti per motivi morali ed etici”. Poi ha accusato i ministri di ignorare deliberatamente il destino degli ostaggi: “State cambiando gli obiettivi della guerra con leggerezza, secondo interessi politici”. E infine ha sollevato la questione morale della mobilitazione: “Cosa dire a un figlio che riceve un ordine di riserva mentre il fratello è prigioniero a Gaza?”, ha detto.
Il Forum, che rappresenta la maggioranza dei familiari dei rapiti, ha definito la strategia come il “Piano Smotrich-Netanyahu”, denunciando l’abbandono della liberazione dei prigionieri come priorità nazionale. “La decisione del governo dimostra chiaramente che sta scegliendo i territori al posto degli ostaggi, contrariamente alla volontà della maggioranza del popolo”, si legge nella nota. Secondo quanto riportato da Channel 13, in una discussione sulla sicurezza tenutasi nei giorni scorsi, anche il capo di Stato maggiore israeliano Eyal Zamir aveva avvertito i ministri del governo Netanyahu che con il piano di intensificazione dell’offensiva a Gaza – che prevede di conquistare l’intera Striscia e rimanere nell’enclave palestinese per un periodo di tempo non specificato – Israele rischiava di perdere gli ostaggi. Nonostante questo, si è proceduto all’approvazione.Sondaggi recenti confermano che oltre il 70% degli israeliani è favorevole a un accordo che preveda il rilascio di tutti gli ostaggi in cambio della fine delle ostilità. Una posizione ignorata, secondo i familiari, da chi spinge per reinsediare coloni israeliani a Gaza, come il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e altri esponenti dell’estrema destra. Attualmente, secondo i dati dell’esercito israeliano, sono 59 le persone ancora prigioniere a Gaza, di cui almeno 35 ritenute morte.
A calcare sulla priorità della conquista della Striscia e della distruzione di Hamas è anche il ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich: una volta iniziata la nuova offensiva a Gaza, ha detto, non ci sarà “nessuna ritirata dai territori che abbiamo conquistato, nemmeno in cambio di ostaggi”. E ha invitato gli israeliani ad abbracciare “l’occupazione”. “Finalmente occuperemo la Striscia di Gaza. Smetteremo di avere paura della parola ‘occupazione’”, ha dichiarato durante una conferenza organizzata dal quotidiano di destra Besheva. “Stiamo finalmente prendendo il controllo di tutti gli aiuti umanitari, in modo che non diventino rifornimenti per Hamas. Stiamo separando Hamas dalla popolazione, ripulendo la Striscia, restituendo gli ostaggi e sconfiggendo Hamas“, ha concluso.
Il piano di Netanyahu – Punta anche a impedire a Hamas di distribuire aiuti umanitari, che secondo Israele rafforzano il controllo del gruppo a Gaza, e di compiere potenti attacchi contro obiettivi di Hamas. Sempre secondo le fonti, Israele è in contatto con diversi Paesi in merito al piano del presidente Donald Trump di conquistare Gaza e ricollocare la sua popolazione, nell’ambito di quella che Israele ha definito “emigrazione volontaria”, ma che ha suscitato condanne da parte degli alleati di Israele in Europa e nel mondo arabo. Uno dei funzionari ha affermato che il piano sarà attuato gradualmente. Secondo le autorità israeliane, il piano avrebbe lo scopo di aiutare lo Stato ebraico a raggiungere i suoi obiettivi di guerra, ovvero sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi detenuti a Gaza. Spingerebbe anche centinaia di migliaia di palestinesi verso il sud di Gaza, il che rischierebbe di aggravare una crisi umanitaria già disastrosa. Israele al momento controlla circa il 50% della Striscia. A metà marzo è fallito il cessate il fuoco e sono ripresi attacchi feroci di Israele sulla Striscia; prima della fine della tregua, Israele ha interrotto tutti gli aiuti umanitari a Gaza, compresi cibo, carburante e acqua, scatenando quella che si ritiene essere la peggiore crisi umanitaria in quasi 19 mesi di guerra.
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