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Le confessioni di Angela Merkel: “Cercai di frenare Kiev per evitare la reazione di Putin”


Le confessioni di Angela Merkel: "Cercai di frenare Kiev per evitare la reazione di Putin"

Angela Merkel rompe il silenzio che ha caratterizzato la sua uscita di scena dalla politica tedesca e internazionale pubblicando martedì prossimo e in contemporanea in 30 Paesi (incluso l’Italia) il suo libro di memorie, Libertà. Come emerge dalle anticipazioni apparse su Die Zeit, tra i temi affrontati dall’ex cancelliera che ha guidato la Germania dal 2005 al 2021 ci sono l’Ucraina e i rapporti con Vladimir Putin e con Donald Trump. Argomenti che con l’escalation della guerra d’aggressione russa e il ritorno del tycoon alla Casa Bianca continuano a dominare le prime pagine dei giornali e sui quali l’ex cancelliera ha molto da dire.

Nel suo libro Merkel afferma di aver cercato di frenare il desiderio di Kiev di aderire con rapidità alla Nato temendo una reazione militare da parte di Mosca. Un vertice chiave dell’Alleanza Atlantica chiamata a discutere dell’ingresso dell’Ucraina e della Georgia si svolse a Bucarest, in Romania, nel 2008. Ricordando quel meeting l’ex leader della Cdu scrive che, “accettare un nuovo membro non dovrebbe portare solo maggiore sicurezza” per il Paese in questione “ma anche per la Nato“.

Già all’epoca Merkel racconta di aver capito che la situazione in Crimea (sede della flotta russa del Mar Nero) avrebbe comportato dei rischi. L’ex cancelliera sostiene infatti che “una simile combinazione con le strutture militari russe non si era mai verificata prima tra i Paesi candidati all’adesione alla Nato. Inoltre, a quel tempo solo una minoranza della popolazione ucraina sosteneva l’ingresso del Paese nella Nato“.

L’allora presidente americano George W. Bush era favorevole a fornire alla Georgia e all’Ucraina un percorso ben preciso in vista del loro accesso nell’Alleanza Atlantica. Prevalsero le posizioni più scettiche degli europei, Merkel in primis, i quali concessero vaghe promesse sull’ampliamento futuro della Nato. Il compromesso trovato, riconosce l’ex cancelliera, non bastò però ad evitare le ritorsioni russe. “Il fatto che Georgia e Ucraina non abbiano ricevuto la promessa del Map (lo status di candidato all’adesione)”, scrive, “è stato per loro un no alle loro speranze” ma per il presidente russo Putin corrispose ad “una dichiarazione di guerra“.

In caso di adesione di Kiev e Tbilisi e di una ritorsione di Mosca , riflette Mekel, “sarebbe stata concepibile una risposta militare da parte dei membri della Nato?”. L’ex leader della Cdu racconta inoltre che Putin durante un loro incontro le avrebbe detto: “non sarai cancelliera per sempre. E allora Georgia e Ucraina entreranno nella Nato. Io voglio impedire che ciò accada”. “Neanche tu sarai presidente per sempre”, confida di aver pensato l’ex capo di governo tedesco.

Per Merkel lo zar del Cremlino “non era interessato a costruire strutture democratiche o prosperità per un’economia perfettamente funzionante nel suo Paese o altrove”. Putin, invece, “voleva contrastare il fatto che gli Stati Uniti fossero usciti vincitori dalla Guerra Fredda. Voleva che la Russia rimanesse un polo indispendabile nel mondo multipolare” seguito alla caduta del muro di Berlino.

Nelle memorie dell’ex cancelliera c’è spazio anche per Trump. ”Ho sbagliato a considerarlo una persona completamente normale”, ammette Mutti, il soprannome affettuoso dato alla statista tedesca, secondo la quale il tycoon le ha dato l’impressione di essere affascinato da Putin e dai politici autocratici. Merkel rivela di essersi scontrata con The Donaldsu due livelli diversi”, lui a livello emotivo, lei a livello fattuale, e afferma che “risolvere i problemi non sembrava essere il suo obiettivo“, “Per lui, tutti i paesi erano in competizione tra loro. Il successo di uno era il fallimento dell’altro. Non credeva che la cooperazione potesse aumentare la prosperità di tutti“.

Le anticipazioni del libro di Merkel hanno già fatto il

giro del mondo ma, nonostante i giudizi non proprio lusinghieri rivolti al presidente russo e al suo omologo appena rieletto negli Stati Uniti, dal Cremlino e da Mar-a-Lago non si registrano al momento reazioni ufficiali.


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