Le città di Vibo e San Calogero in lutto per la scomparsa di don Antonio Purita
Le città di Vibo e San Calogero in lutto per la scomparsa di don Antonio Purita, già arciprete del Duomo di San Leoluca. Aveva 77 anni, stroncato da un malore
VIBO VALENTIA – La città di Vibo e San Calogero sono in lutto per l’improvvisa scomparsa, ieri sera, di don Antonio Purita, 77 anni, sacerdote che ha retto per anni il duomo di San Leoluca e Santa Maria Maggiore a Vibo Valentia. Una dipartita che lascia un grande vuoto in tutti i fedeli che ne hanno sempre apprezzato la sua spiritualità, la bontà d’animo e l’accoglienza nel nome di Dio.
L’ex arciprete del Duomo di Vibo, originario di San Calogero, ha avvertito un malore in serata ed è stato trasportato presso l’ospedale dove ad accorrere sono giunti altri sacerdoti insieme al vescovo Attilio Nostro ma per lui, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. Sulla pagina social del Duomo un post, pubblicato alle 22.20 annunciava la morte del religioso con le seguenti parole: “Il caro don Antonio Purita è tornato alla casa del Padre. Possa dal cielo pregare per tutti noi”.
NEL 1972 L’ORDINAZIONE, NEL 2013 ARCIPRETE DEL DUOMO DI VIBO
Don Antonio aveva iniziato il suo percorso sacerdotale nel 1972 e l’1 settembre del 2013 la nomina di arciprete del duomo di Vibo dall’allora vescovo Luigi Renzo, dopo esserne stato viceparroco dall’ottobre del 1990. Una nomina, la sua, quasi annunciata dopo le dimissioni di un altro amatissima figura ecclesiastica come monsignor Giuseppe Fiorillo. Già assistente spirituale del personale della Polizia di Stato aveva prestato per 30 anni il suo impegno nel duomo della città, caratterizzandolo con profuso impegno e abnegazione. Nel corso del tempo ha guidato, insieme a monsignor Onofrio Brindisi prima e don Fiorillo dopo, la comunità parrocchiale di San Leoluca e Santa Maria Maggiore che ha saputo promuovere iniziative religiose internazionali come la Festa della Testimonianza e il “Comunitarium”.
LUTTO A VIBO: DON ANTONIO PURITA E LA SUA MISSIONE SACERDOTALE
È stata una figura, per usare le parola di Papa Benedetto XVI, che ha interpretato il sacerdozio “non semplicemente come un «ufficio», ma sacramento: Dio si serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua”.
Source link