Cultura

le 30 migliori canzoni nella classifica di Mojo


“Quando Peter Green chiamò la sua band Fleetwood Mac nel 1967, nessuno poteva immaginare quanto lungimirante fosse stata quella decisione. L’idea era di onorare il talento della sezione ritmica del gruppo, il batterista Mick Fleetwood e il bassista John McVie, che avrebbero ripagato la generosità di Green restando gli unici membri costanti del gruppo lungo i successivi cinque decenni della burrascosa e sempre appassionante storia dei Fleetwood Mac”. Così Mojo introduce la sua nuova classifica che riguarda proprio le 30 migliori canzoni pubblicate dai Fleetwood Mac. “L’abbandono del gruppo da parte di Peter Green – ricorda ancora il magazine – segnò l’inizio di lunghi anni di tormento mentale per la star, mentre la sua vecchia band proseguiva tra cambi di formazione e vendite in calo. Poi, cinquant’anni fa, nel 1975, arrivarono Lindsey Buckingham e Stevie Nicks, trasformando radicalmente le sorti dei Fleetwood Mac. Il primo album inciso con loro, semplicemente intitolato ‘Fleetwood Mac’, vendette milioni di copie, ma fu il successivo, ‘Rumours’ del 1977, ad affascinare e incuriosire generazioni di appassionati. Durante la sua realizzazione, le due coppie del gruppo – Christine/John e Stevie/Lindsey – si lasciarono in circostanze esplosive, e il dramma si riversò in brani senza tempo come ‘Dreams’, ‘Don’t Stop’ e ‘Go Your Own Way’. Ma il dramma non si fermò lì. Da allora, la storia dei Mac è stata un susseguirsi di abbandoni emotivi, allontanamenti e reunion – con una colonna sonora straordinaria a fare da sfondo. La band potrebbe essersi sciolta dopo la triste scomparsa di Christine McVie nel 2022, ma si può immaginare che la sezione ritmica ‘a prova di proiettile’ resterà per sempre sinonimo di Fleetwood Mac”, scrive Mojo che pubblica anche “The Collectors’ Series: Fleetwood Mac Rumours 1967-2025“, una raccolta dei migliori articoli mai scritti sulla band e sulla sua storia, in un’elegante pubblicazione deluxe. Con approfondimenti esclusivi e interviste a Stevie Nicks, Lindsey Buckingham, Mick Fleetwood, John McVie, e ai compianti Christine McVie e Peter Green.
Qui sotto la classifica dei 30 migliori brani dei Fleetwood Mac secondo Mojo (qui il servizio completo). 
P.S. Visto che il magazine si è dimenticato di inserire le posizioni 21 e 20, ci siamo presi la licenza di farlo noi, infilando in classifica due canzoni a nostro parere ingiustamente escluse (“Fireflies” e “I’m So Afraid”)…

30. Tango In The Night (da Tango In The Night, 1987)
29. Landslide (da Fleetwood Mac, 1975)
28. Show-Biz Blues (da Then Play On, 1969)
27. Never Going Back Again (da Rumours, 1977)
26. Songbird (da Rumours, 1977)
25. Love That Burns (da Mr. Wonderful, 1968)
24. Sara (da Tusk – Deluxe Version, 2015)
23. Closing My Eyes (da Then Play On, 1969)
22. Little Lies (da Tango In The Night, 1987)
21. Fireflies (da Fleetwood Mac Live, 1980).
20. I’m So Afraid (da Fleetwood Mac, 1975)
19. Gypsy (da Mirage, 1982)
18. Shake Your Moneymaker (da Peter Green’s Fleetwood Mac, 1968)
17. Big Love (da Tango In The Night, 1987)
16. Tell Me All The Things You Do (da Kiln House, 1970)
15. Say You Love Me (da Fleetwood Mac, 1975)
14. Rattlesnake Shake (da Then Play On, 1969)
13. You Make Loving Fun (da Rumours, 1977)
12. Dragonfly (singolo, 1971)
11. Need Your Love So Bad (singolo, 1968)
10. Rhiannon (da Fleetwood Mac, 1975)
9. Black Magic Woman (singolo, 1968)
8. The Chain (da Rumours, 1977)
7. Oh Well (Part I) (singolo, 1969)
6. Albatross (singolo, 1968)
5. Don’t Stop (da Rumours, 1977)
4. Man Of The World (singolo, 1969)
3. Go Your Own Way (da Rumours, 1977)
2. The Green Manalishi (With The Two Prong Crown) (Reprise singolo, 1970)
1. Dreams (singolo, 1977)

Piccolo culto inconfessato anche nell’underground (dai Camper Van Beethoven – che nel 1987 rifaranno per intero “Tusk” – al primo Matthew Sweet a molto college-pop), i Fleetwood Mac, tanto nell’era Green quanto nell’era Buckingham sono stati un’anima presente del rock ricercato.
Menzione d’onore va in ogni caso alla passione di Mick Fleetwood, dapprima ricercatore e quindi presidente onorario di un’indimenticata premiata ditta, tanto amata dal pubblico quanto dispersa al di fuori di un possibile inquadramento stilistico forte, che non sia quello della scrittura per il gusto della scrittura, dell’arrangiamento per il gusto dell’arrangiamento.




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