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L’avvertimento del generale Portolano sui piani di Mosca: “Pronta a colpire la Nato in 5 anni”

Il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, in una recente audizione alla Commissione affari esteri e Difesa riguardante le linee programmatiche del suo incarico, ha affermato che “Mosca sta ricostituendo le capacità militari perdute e sta crescendo militarmente a un ritmo più rapido di quanto previsto” e che stante questa situazione, la Russia “entro cinque anni potrebbe acquisire una capacità militare tale da minacciare direttamente il territorio dell’Alleanza”.

Il generale Portolano ha anche sottolineato un fatto su cui ormai tutti gli analisti sono concordi: l’economia russa, attualmente riconvertita in economia di guerra per esigenze belliche, molto difficilmente verrà riconvertita per scopi civili qualora il conflitto in Ucraina dovesse cessare. La motivazione è molto semplice ed è duplice: la Russia deve ovviamente sostenere il suo sforzo bellico, e deve farlo essendo soggetta a sanzioni internazionali che hanno ridotto e rallentato la sua produzione bellica – pensiamo ad esempio ai macchinari di precisione utilizzati per forgiare le canne dei cannoni oppure ai microchip e altre componenti elettroniche ad altissima tecnologia. L’economia di guerra è quindi la causa principale della crescita economica russa, pertanto anche quando il conflitto in Ucraina cesserà, Mosca sarà costretta a mantenere un’economia di guerra non riconvertendola per usi pacifici. Pena: il collasso dell’intero sistema economico.

Il CSM Difesa ha infatti detto esplicitamente che “al momento non esistono segnali che facciano pensare a una riconversione dell’industria militare russa ai fini civili neppure in caso di cessate il fuoco”.

Il generale Portolano, durante l’audizione, ha anche affermato che la capacità di deterrenza va aumentata rispetto agli “attuali scenari internazionali” che “ci pongono dinanzi a un insieme di minacce complesse che mettono alla prova la credibilità e la capacità di deterrenza della Nato e dell’Unione Europea”. Pertanto, continua il generale, si rendono necessarie risposte condivise e lungimiranti che potranno concretizzarsi solo mediante una cooperazione internazionale sempre più stretta.

Il capo di Stato maggiore ha ricordato quale debba essere la strada da intraprendere: si tratta di “perseguire uno sforzo importante che proceda anche oltre i confini delle tradizionali alleanze di riferimento, coinvolgendo Paesi con i quali condividiamo esigenze di sicurezza e stabilità internazionale”. Non solo all’interno dell’Alleanza Atlantica quindi, ma anche oltre, in quanto le crisi internazionali sono interdipendenti, ma soprattutto hanno ricadute sul tessuto economico e sociale nazionale ed europeo anche se generate dall’altra parte del globo. In base a questa considerazione, è più che benvenuto il partenariato strategico col Giappone e le relazioni sempre più strette con altri Paesi dell’area indo-pacifica, asiatica e africana.

Il generale Portolano ha concluso affermando che “le forze armate sono chiamate a un impegno che si prevede lungo e gravoso. Abbiamo avviato un processo di adattamento dello strumento militare che persegue sei obiettivi strategici incardinati in un documento di strategia militare nazionale, la cui versione finale è stata posta il 14 luglio all’attenzione del ministro Crosetto. Ho prefigurato uno strumento militare che sia all’avanguardia, motivato, funzionalmente organizzato e compiutamente interforze, integrato, razionale ed efficiente, particolarmente orientato in prospettiva multidominio e tecnologicamente bilanciato”.

La buona notizia, nella frase del CSM Difesa, è che finalmente è stata presentata la bozza finale della strategia nazionale: un documento fondamentale che da troppo tempo mancava al nostro Paese e che attendiamo di vedere messo in atto nei prossimi anni.


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