Puglia

Lavoro, ‘caporali’ e titolari d’aziende agricole del Barese a processo

Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: è l’accusa contestata a 12 persone, tra ‘caporali’ e titolari di 10 aziende agricole del Sudest Barese e della Murgia, coinvolte nell’inchiesta della pm di Bari Grazia Errede sullo sfruttamento di numerosi braccianti agricoli e rinviate oggi a giudizio. Il processo comincerà dinanzi al tribunale di Bari il prossimo 4 dicembre.

Le indagini condotte dai carabinieri di Cassano e dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Bari, si basarono su servizi di osservazione, controllo e pedinamento, supportati da dichiarazioni dei lavoratori. E partirono dalla denuncia presentata al Comando di Cassano delle Murge da una donna, oggetto di sfruttamento, accertando che i braccianti percepivano 5 euro l’ora, per 7 ore nei campi dopo essere stati agganciati con annunci su Facebook. Per intimidirli e costringerli ad ubbidire, raccontavano di essere imparentati con i boss della camorra barese.

Nell’udienza di oggi, il gup Giuseppe Ronzino, ha anche assolto l’unico imputato che aveva chiesto il giudizio abbreviato, assistito dall’avvocato Nicola Selvaggi: il luogotenente Stefano Topputi, la cui moglie è proprietaria di uno dei fondi sul quale erano impiegati i braccianti. Dichiarato il non luogo a procedere per Antonio Palmisano, difeso dall’avvocato Guglielmo Starace.




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