Lavori da incubo, la testimonianza di Jasmine: «Al call center 200 euro per 5 ore al giorno»
Jasmine, una giovane di 22 anni, racconta la sua difficile esperienza lavorativa in un call center in Umbria, un lavoro che le ha fatto vivere la dura realtà di contratti precari e retribuzioni inadeguate.
Paga poco chiara «Mi ricordo che dopo un mese e mezzo di lavoro, ho deciso di andarmene. All’inizio, mi avevano detto che avrei avuto una paga oraria, ma quando ho visto il mio stipendio, mi sono ritrovata con soli 200 euro. Lavoravo part-time, dalle 4 alle 5 ore al giorno, dal lunedì al venerdì, e a volte anche il sabato mattina. Ma nessuno mi aveva spiegato bene che avrei guadagnato molto meno di quanto mi aspettavo», racconta Jasmine.
Rapporto coi clienti Nel call center, il suo compito era di contattare i clienti per vendere pacchetti, ma con alcune limitazioni. «Non potevamo ricevere chiamate, solo effettuarle. In più, ci dicevano che dovevamo vendere determinati pacchetti, ma spesso non erano quelli che il cliente cercava. Ci veniva chiesto di dire cose che non corrispondevano alla realtà, e questo mi ha fatto sentire davvero a disagio», spiega Jasmine, evidenziando la mancanza di trasparenza nelle pratiche lavorative. Nonostante alcune delle offerte proposte fossero effettivamente convenienti, come quelle per la casa o le aziende, Jasmine sottolinea che non avevano la possibilità di proporre promozioni per i telefoni, lasciando molti clienti insoddisfatti. «Anche se alcune offerte erano vantaggiose, non avevamo la possibilità di offrire tutto ciò che c’era nel contratto. Inoltre, dovevamo ignorare molte delle richieste dei clienti», dice.
Le dimissioni Alla fine, Jasmine ha deciso di interrompere la sua esperienza lavorativa nel call center. «Non riuscivo a continuare a lavorare in un ambiente dove venivo pagata poco e dove dovevo ingannare i clienti. 200 euro per un mese e mezzo di lavoro erano davvero troppo pochi, e ho capito che quel lavoro non faceva per me», conclude la giovane.
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