Umbria

Lavori da incubo, la storia di Giulia: «Niente contratto perché costavo troppo»


di Ilaria Alleva

Giulia, poco più di 30 anni, si è trovata in un momento di difficoltà: l’ufficio per cui lavorava con contratto a tempo determinato non l’ha più richiamata. Ha saputo che una tabaccheria cercava una cassiera ed è andata ad informarsi.

Le premesse «Mia madre è anziana e non riesce più a stare sola, io ho dei figli piccoli e vorrei godermi quanto più tempo possibile con loro. Iniziamo con una prova di un paio di mesi, poi se sei brava ti faccio l’indeterminato perché mi serve qualcuno a gestire il negozio»: questo quanto promesso il primo giorno dalla titolare. Giulia, stanca di vivere alla giornata con lavoretti da quattro soldi e contratti a tempo determinato, alla prospettiva di sistemarsi si rimbocca le maniche: «Non era certo il mio sogno fare la tabaccaia, ma l’indeterminato di questi tempi è un lusso».

Paga e contratto Tuttavia, le cose da subito appaiono ben diverse rispetto a quanto stabilito: «Mi pagavano cinque euro l’ora per stare in tabaccheria dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 21.00. La cassa chiudeva alle 20.00, ma le pulizie spettavano a me, così come aprire e chiudere l’esercizio». La titolare chiede a Giulia di vestirsi in un certo modo, ma le fanno capire che non saranno loro a procurarle una divisa o dei vestiti adeguati ai loro standard. I due mesi passano, ma del famoso contratto neanche l’ombra. «Continuavo a chiederlo, e continuavano a dirmi ‘sì, sì, adesso lo facciamo’, senza mai risolvere. Eravamo arrivati al punto che io stavo da sola tutto il giorno, e non avrei potuto. Se fosse arrivato un controllo della finanza, saremmo stati tutti nei guai».

Promesse non mantenute Dopo circa sei mesi, Giulia perde la pazienza: «Ormai era passata anche l’estate, e la titolare non si era più vista: lei in piscina, e io al bancone. Alla fine l’ho presa da parte e l’ho incalzata, finché non le è caduta la maschera: ‘non te lo posso fare questo indeterminato, mi costi troppo’». La titolare avrebbe voluto continuare a pagare Giulia cinque euro l’ora a vita, senza nemmeno un contratto di apprendistato per poter continuare a evadere le tasse. «Me ne sono andata il giorno dopo. I sacrifici si fanno se vale la pena» conclude Giulia.

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