Lazio

lavoratore con leucemia vince causa contro Palazzo Chigi

Ha passato vent’anni della sua vita a lavorare nell’ombra, nel vero senso della parola. Chiuso in un tunnel sotterraneo, privo di aerazione e dispositivi di protezione, bruciava documenti riservati dei servizi segreti italiani.

Oggi, dopo una lunga battaglia legale durata oltre dieci anni, un ex falegname in servizio presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha vinto la causa contro lo Stato: la leucemia cronica a cellule capellute da cui è affetto è stata riconosciuta come malattia professionale.

A dare notizia della decisione è l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), che definisce la sentenza del Consiglio di Stato come “storica”. Si tratta infatti del primo riconoscimento ufficiale di malattia professionale per un lavoratore con incarichi speciali presso Palazzo Chigi.

Una vita tra segreti e sostanze tossiche

L’uomo, oggi 61enne, è stato assunto nel 1992 come falegname e successivamente destinato, senza formazione né protezioni, a compiti ben più rischiosi: l’incenerimento di materiali sensibili, tra cui documenti e supporti provenienti dai servizi segreti. Il tutto avveniva in un impianto ricavato da una cisterna settecentesca, completamente sigillato e privo di sistemi di ventilazione o filtraggio dell’aria.

In quel luogo ha respirato per anni un mix micidiale di polveri di legno, vernici, solventi e fibre di amianto. L’esposizione, secondo i giudici, è avvenuta in ambienti “altamente insalubri”, aggravata da “carenze istruttorie” e da un’”inadeguata valutazione scientifica dell’esposizione a sostanze tossiche e cancerogene” da parte dell’amministrazione.

Nel 2012 arriva la diagnosi: leucemia cronica a cellule capellute, una forma rara di tumore del sangue. Un anno dopo, il lavoratore viene allontanato dagli incarichi operativi e trasferito a mansioni d’ufficio, dove tuttora è impiegato.

La lunga battaglia contro lo Stato

La Presidenza del Consiglio ha sempre negato ogni responsabilità, e in un primo momento il TAR del Lazio aveva respinto il ricorso del lavoratore. Ma il Consiglio di Stato, su ricorso degli avvocati Ezio Bonanni (presidente dell’ONA) e Pietro Gambino, ha ribaltato tutto, riconoscendo un nesso diretto tra le condizioni di lavoro e la patologia.

«È una sentenza storicadichiara Bonanniperché per la prima volta si riconosce il diritto alla salute per un dipendente con incarichi speciali presso Palazzo Chigi. Questo precedente potrebbe aprire la strada a molti altri lavoratori, spesso invisibili, che hanno operato in condizioni simili e oggi combattono con gravi malattie».

L’appello a Giorgia Meloni

Il lavoratore, pur essendo ancora in servizio, è sottoposto a controlli sanitari semestrali e vive sotto costante sorveglianza medica. Ora, dopo la sentenza, chiede che vengano riconosciuti tutti i suoi diritti: causa di servizio, risarcimento dei danni e lo status di vittima del lavoro.

L’ONA lancia un appello direttamente alla premier Giorgia Meloni: «Sappiamo bene che non ha alcuna responsabilità per ciò che è accaduto – afferma Bonanni – ma oggi ha l’opportunità di segnare una svolta concreta. È il momento di riconoscere a questo lavoratore ciò che gli è dovuto: giustizia, dignità, memoria».

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