L’avena come l’ozempic? Ha effetti simili, secondo uno studio
Rilanciato in questi giorni da Science Alert, uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition nel 2024 ha messo a confronto alcuni tipi di fibre per capire quali funzionassero meglio per ridurre il peso corporeo. Le migliori sono risultate i betaglucani dell’avena (e non solo), i cui effetti sarebbero paragonabili a quelli dell’ozempic. Se prendete l’ozempic e affini off label, vi conviene senz’altro giocare la ben più economica carta dei betaglucani che, secondo gli scienziati biomedici degli atenei di Vienna e dell’Arizona, riescono a far dimagrire i topi, e presumibilmente gli esseri umani. Anche se non possiamo aspettarci risultati veloci e significativi come con i farmaci dimagranti, non è superfluo sapere che i cibi giusti possono impedire l’accumulo di grasso. Ecco come.
Nutrimento per il microbiota- “Sappiamo che le fibre sono importanti e benefiche”, ha dichiarato il prof. Frank Duca della University of Arizona, primo firmatario dello studio, in un articolo dal titolo significativo pubblicato dal suo ateneo: Come l’avena a colazione potrebbe aiutare a gestire il peso corporeo. “Il problema è che ce ne sono così tanti tipi diversi”. Indubbiamente tutti indispensabili, tanto che l’OMS ne ha stabilito un consumo quotidiano di 25-30 g al giorno. Ma, nello specifico, agli studiosi interessava sapere quali fibre aiutano a dimagrire. Così hanno somministrato a dei topi una dieta ricca di grassi integrata con supplementi di cinque tipi di fibra alimentare: pectina, destrina del grano, amido, cellulosa e betaglucani. Proprio questi ultimi hanno avuto la meglio. “Lo studio, effettuato su modello animale, ha mostrato che dopo 18 settimane di dieta solo l’integrazione di β-glucano ha migliorato la tolleranza al glucosio orale nei topi a 30, 60, 90 e 120 minuti dopo la somministrazione orale di glucosio rispetto alla cellulosa HFD”, commenta la dott. Renata Alleva, nutrizionista specialista in scienza dell’alimentazione. Sempre il β-glucano “ha ridotto l’adiposità e l’aumento di peso corporeo, migliorando anche la tolleranza al glucosio rispetto all’HFD-cellulosa”,
L’ormone “dimagrante”– “Parte dei benefici del consumo di fibra alimentare deriva dal rilascio di GLP-1 e di altri peptidi che regolano l’appetito e il peso corporeo”, ha spiegato Duca. I betaglucani favoriscono la produzione naturale di GLP-1 (ormone che regola la sazietà e gli zuccheri ematici), anche se le quantità sono inferiori rispetto a quelle prodotte dalla semaglutide (principio attivo di ozempic) e sostanze affini, e la rapidità di degradazione intestinale è maggiore. “Questi effetti sono stati spiegati con il fatto che solo il β-glucano ha aumentato nell’intestino cieco la concentrazione di butirrato, che in uno studio precedente è stata associata a perdita di peso”, spiega la dott. Alleva. Questo acido grasso a catena corta, elaborato dal microbiota a partire dalle fibre alimentari, è una fonte di energia per le cellule del colon, rafforza la barriera intestinale – prevenendo così l’infiammazione, che è anche tra le cause dell’obesità – e induce l’intestino a produrre peptidi come il citato GLP-1, chiave di volta dei farmaci dimagranti. “Inoltre la produzione di butirrato riduce l’aumento di peso corporeo, probabilmente attraverso un aumento del dispendio energetico”, aggiunge l’esperta.
Betaglucani, ma non solo- Anche se l’università dell’Arizona ha acceso i riflettori sull’avena, consumata spesso a colazione sotto forma di fiocchi, queste sostanze sono presenti pure nell’orzo, nel lievito di birra e nei funghi medicinali, come shiitake e maitake. “Il beta-glucano è considerato un importante componente alimentare attivo con diverse proprietà funzionali e nutrizionali, principalmente ipo-colesterolemizzanti – claim nutrizionale riconosciuto dall’EFSA – e con effetti antidiabetici”. Oltre a favorire la produzione di acidi grassi a catena corta come il citato butirrato, il beta-glucano previene la stitichezza.
Anche se lo studio è stato condotto sui topi e non sulle persone, il suo messaggio a favore delle fibre va senz’altro colto. Del resto, sono ormai scientificamente assodati i benefici di queste per il microbiota, le difese immunitarie, il sistema cardiocircolatorio, la regolazione degli zuccheri nel sangue. Più sinteticamente, come scrive una review del 2024, si riscontra un’associazione protettiva tra assunzione di fibre e mortalità per tutte le cause.
Per non farsi mancare questi preziosi nutrienti e raggiungere l’obiettivo fissato dall’OMS occorre però dare ampio spazio ai vegetali nella propria dieta: ortaggi e verdure, legumi, cereali integrali e frutta. L’avena ha certamente molte frecce al suo arco: “Oltre ai beta-glucani contiene numerose sostanze fitochimiche bioattive dalle proprietà antiinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali: acidi fenolici, flavonoidi, carotenoidi, vitamina E, fitosteroli e minerali, in particolare manganese, rame e selenio”, informa la dott. Alleva. Altri composti riducono il rischio cardiovascolare e i tumori del colon. Ma come abbiamo già detto anche l’orzo contiene betaglucani, insieme ad altre sostanze non meno benefiche; e poi ci sono cereali meno gettonati, come la segale, ricca di fibre, o il miglio, che per la presenza di acido silicico favorisce la salute di pelle, unghie, denti e capelli. Insomma, una sana (e gustosa) alternanza di cereali, integrali e bio – e naturalmente di verdura, legumi ecc. – aiuta ad assumere tutti i nutrienti necessari per stare bene. Alla fine non dovremo solo dimagrire!
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