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L’autobiografia dell’ex fidanzata di Diddy è solo la punta dell’iceberg: ecco cosa sta succedendo

Lo scorso gennaio, nella tarda serata di sabato, ho ricevuto un’e-mail da una persona che scriveva con lo pseudonimo di «Investigator LA» e non vedeva l’ora di confidare una rivelazione. La comunicazione conteneva un’affermazione scioccante che suonava familiare. «Video di Jeff Epstein che violenta una donna nera?», scriveva la persona. Come per molte teorie del complotto legate alle celebrità, l’informazione non era né facilmente verificabile né del tutto inverosimile. «Se fosse vero, interesserebbe?», concludeva.

Nella maggior parte dei casi, strategie logore come questa da parte del suddetto «investigatore» rimangono senza risposta. Ricevere questo tipo di materiale non richiesto è abbastanza comune per i reporter di grandi gruppi mediatici con indirizzi e-mail accessibili. Negli ultimi anni, questo particolare interlocutore mi ha scritto più o meno le stesse cose su O.J. Simpson, la mafia e l’omicidio di due donne che si erano appena sposate nello Utah; solo di recente ho appreso che si fa chiamare Chris Todd e che ha avuto contatti occasionali con i media tradizionali. L’anno scorso, parlando a un conduttore di Court TV, ha definito gli omicidi di Delphi (Indiana) del 2017 «uno dei casi più strani in cui sia mai stato coinvolto, davvero», e una volta è apparso accanto a un ex agente dell’FBI in un servizio di NewsNation sul caso.

Dopo l’e-mail su Epstein, non avevo più sentito Todd. Ma questa settimana, in seguito all’incriminazione federale di un altro uomo potente accusato di reati sessuali, ha un colpaccio assicurato. All’inizio di settembre ha auto-pubblicato Kim’s Lost Words, un libro di 59 pagine che su Amazon viene presentato come un’autobiografia di Kim Porter, la defunta ex fidanzata di Sean «Diddy» Combs, con cui ha avuto tre figli (oltre a un figlio nato da un precedente matrimonio, che Combs ha adottato). Quando la scorsa settimana l’accusa ha presentato i capi di imputazione di traffico sessuale e associazione per delinquere contro il magnate dell’hip hop, si è scatenata una comprensibile ondata di macchinazioni e, dati i suoi tentacoli alla Epstein su fama e ricchezza, prevedibili sfumature complottistiche (Combs si è dichiarato innocente). Durante i primi giorni di custodia cautelare di Combs in una prigione federale di Brooklyn, Kim’s Lost Words è salito in vetta alla classifica dei best seller di Amazon posizionandosi sopra le nuove opere di Sally Rooney e Vivek Ramaswamy.

«Non lo faccio per i soldi», mi ha detto Todd questa settimana, pur riconoscendo di averne guadagnati un bel po’. «Sono la voce di chi non ha voce».

Secondo Todd, l’autobiografia si basa su una chiavetta che Porter aveva lasciato dopo la sua morte, avvenuta nel 2018, che conteneva anche «video di Diddy con varie celebrità in situazioni sessuali». Todd ha detto di aver ricevuto parti della chiavetta da una «fonte famosa» che era «molto vicina alla cerchia Diddy/Kim e hip hop» e che aveva unito le forze con un’altra fonte del mondo dell’hip hop per portare questi materiali al manager di Todd. Todd mi ha detto di essersi trasferito a Los Angeles dal Connecticut circa 20 anni fa, e di aver lavorato nel cinema e nella televisione prima di dedicarsi alle indagini sugli omicidi. Non mi ha detto come si guadagna da vivere (se non che si tratta di una piccola attività non legata a questo tipo di lavoro) e mi ha chiesto di non pubblicare il suo vero nome, che è abbastanza simile a Chris Todd.

Kim’s Lost Words è un libro scadente oltre i limiti della parodia, con un fascino volutamente kitsch sminuito solo dalla posta in gioco molto concreta di un procedimento penale in corso. L’autrice racconta una sfilza di abusi e violenze ed espone un’elaborata serie di scambi di partner e sperimentazioni sessuali che coinvolgono varie celebrità. La presunta autobiografia di Porter si conclude con quella che sembra addirittura la previsione del proprio omicidio, quando si ammala e scrive agli amici: «Mi ha ammazzato».


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