Cultura

Laura Agnusdei – Flowers Are Blooming In Antarctica :: Le Recensioni di OndaRock

Tutto diventa plausibile nell’eterogeneo universo sonoro di Laura Agnusdei, territorio ibrido in cui convergono composizione elettroacustica, ricerca timbrica, free impro, retaggi jazz e tanto altro ancora. Un substrato caleidoscopico nutrito da collaborazioni (Daniele Fabris), militanze (Julie’s Haircut) e una costante indagine sulle potenzialità del sassofono concepito come arma musicale impropria. Su tali basi nasce “Flowers Are Blooming In Antarctica”, disco che amplia notevolmente quanto già messo in luce nei lavori precedenti.

Nello specifico questa seconda prova sulla lunga distanza si riaggancia alle ambientazioni subtropicali del debutto “Laurisilva” trasponendole in forme musicali floride che germinano ancora a partire dalle modulazioni – in chiaro o pesantemente filtrate – del sax tenore a cui si sommano l’elettronica, le registrazioni ambientali e un insieme di partiture acustiche affidate a un ampio numero di collaboratori tra cui Ramon Moro, Giovanni Minguzzi e Edoardo Grisogani.

Il risultato di tale processo sinergico è la costruzione di una sequenza vorticosa di paesaggi sonori dai tratti surreali, che hanno nella dichiarata accusa ecologista del titolo movente e linea guida, un succedersi di inner spaces in cui ogni cosa accade senza seguire logiche stringenti, eppure trovando sempre esatta collocazione. Cadenze etniche si sposano a trame ipnotiche acide (“Ittiolalia”), guidano cori di fiati retrofuturibili dall’andamento ludico (“Oasi Bar”) o si fanno traccia marcata che spinge un’anima noir ispirata dalle narrazioni acquatiche di Ballard (“The Drowned World”).
Torna ancora il fourth world hasselliano (“Cuttlefish REM Phase”) e si fa spazio un interplay jazzy fantasmatico tromba/sax attorno cui si coagulano frammenti sintetici in moto libero (“P.P.R.N (Physarum Polycephalum Rail Network)”), il tutto in modo assolutamente coerente grazie a un’impronta creativa totalmente riconoscibile, a prescindere da rimandi e influenze più o meno dichiarate.

Il discorso messo in atto dalla Agnusdei è serio e attuale, ma si nutre di una leggerezza – basta immergersi nella deliziosa “Are We Dinos” per carpirla – che rende questo vertiginoso tragitto tra stili e retaggi differenti un’esperienza sensoriale accattivante, da godere in piena libertà.

06/02/2025




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »