l’assenza di protocolli non può diventare prassi. grave il caso segnalato del bambino autistico a chieti. si attivino subito strumenti operativi e formazione dedicata
Nota – Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday
Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani intende esprimere la propria ferma posizione in merito al caso denunciato dall’associazione Autismo Abruzzo, relativo al prolungato stazionamento in pronto soccorso — oltre cinque ore — di un bambino di due anni e mezzo con disabilità grave, malattia rara e difficoltà respiratorie acute, presso l’Ospedale Santissima Annunziata di Chieti. Un evento che non può essere archiviato come una semplice disfunzione organizzativa, ma che solleva interrogativi seri e urgenti sullo stato dei diritti delle persone fragili nei percorsi di emergenza-urgenza sanitaria. La mancata attribuzione di una priorità compatibile con il quadro clinico e comportamentale del minore, unita all’assenza di un protocollo operativo specifico per pazienti non collaboranti con bisogni comunicativi complessi, rappresenta una criticità non più sostenibile né moralmente giustificabile. Il diritto all’accesso equo e tempestivo alle cure — sancito dalla nostra Costituzione (art. 32) e dalle convenzioni internazionali di cui l’Italia è parte, tra cui la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità — non può dipendere dalla discrezionalità o dalla buona volontà del singolo operatore sanitario. Serve una cornice normativa chiara, organica e attuabile, che riconosca la specificità della fragilità e predisponga strumenti idonei a garantirne la tutela effettiva. Il Cnddu: – condanna fermamente ogni episodio in cui i diritti delle persone con disabilità vengano marginalizzati o ignorati in contesti pubblici fondamentali come quello sanitario; – sollecita l’adozione immediata di protocolli operativi regionali e nazionali per l’accoglienza e la gestione clinico-comportamentale di pazienti con disabilità neurocognitive e comunicative; – richiama l’urgenza di un piano strutturale di formazione permanente del personale sanitario, affinché la gestione della fragilità non sia lasciata all’improvvisazione o alla sola esperienza individuale; – invita il Ministero della Salute e le Regioni a rendere obbligatoria l’integrazione delle buone pratiche in materia di disabilità nei modelli organizzativi ospedalieri, con specifici indicatori di qualità e verifica. La dignità della persona fragile è una responsabilità collettiva e istituzionale. Ogni episodio di abbandono o disattenzione non è solo un errore procedurale, ma una ferita inferta al patto sociale che fonda la nostra Repubblica: quello che riconosce a ciascuno — a partire dai più vulnerabili — il diritto di essere curato, accolto e rispettato nella propria unicità. Il Coordinamento ontinuerà a vigilare affinché tali episodi non si ripetano e a lavorare, in sinergia con il mondo della scuola, delle istituzioni e del Terzo Settore, per promuovere una cultura della salute fondata sulla giustizia, sull’equità e sull’inclusione.
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