Abruzzo

L’arte della gastronomia, l’Accademia italiana della cucina premia quattro realtà del territorio teatino


«Fa’ del tuo cibo la tua medicina»: il celebre aforisma di Ippocrate, citato dal prefetto di Chieti, Gaetano Cupello, nella sua introduzione ha fatto da fil rouge dell’evento culturale organizzato dalla delegazione di Chieti dell’Accademia Italiana della Cucina, guidata da Nicola D’Auria. All’appuntamento, svoltosi lo scorso 12 novembre nella sala di rappresentanza della prefettura di Chieti, è intervenuto il professor Giustino Orlando, ordinario di Farmacologia all’università “G.d’Annunzio” di Chieti, sul tema «Eccellenze del territorio, qualità della vita».

«Quello che Ippocrate intendeva – ha detto nella sua prolusione il prof. Orlando – è una massima di saggezza che è anche di medicina applicata, tant’è che essa è altrettanto vera anche per la eventuale cura delle malattie. Il cibo può fare molto bene alla nostra salute, se consideriamo che l’invecchiamento della popolazione, che comunque è un bene, è un risultato dovuto all’abbandono della cattiva alimentazione e della cattiva conservazione; è vero che l’introduzione degli antibiotici ha portato a un allungamento della vita media e quindi a un’aspettativa di vita molto lunga, ma hanno avuto un ruolo molto importante i cibi, specialmente per la loro migliore conservazione. Gli alimenti svolgono un ruolo importante nella protezione cardiovascolare e nella neurodegenerazione: oggi abbiamo a disposizione una variabilità di cibi, che consumiamo giornalmente, così elevata e così utile che può proteggerci dalle patologie tumorali, perché alla base di tutte le patologie croniche c’è un processo infiammatorio. Per questo è importante che in questi giorni la proposta dell’Accademia Italiana della Cucina di dichiarare patrimonio immateriale dell’Umanità la cucina italiana, con tutta la sua varietà e con l’ausilio della ormai famosa “dieta mediterranea” abbia superato un altro step in vista del risultato finale».

E all’interno della cucina italiana, che è essenzialmente regionale, c’è in particolare la cucina abruzzese. «L’Abruzzo ha delle caratteristiche molto importanti: una regione che si trova al centro dell’Italia, al centro del Mediterraneo e al centro geologicamente di una situazione climatica e ancheorografica molto particolare, grazie alla quale noi abbiamo all’interno del nostro territorio delle evidenze che ci fanno essere simili al Nord Europa (pensate che abbiamo anche una nostra varietà di stella alpina, chiamata nivalis,che cresce solo qui nei nostri parchi, nella regione dei parchi, il polmone verde d’Abruzzo; ma contemporaneamente ci sono piante anche subtropicali, abbiamo dei gibi di mare che crescono da noi lungo la costa dove ci sono le dune, dove gli arenili non vengono lavorati per lo sfruttamento balneare: essi sono simili a quelli che si trovano, oltre che nelle regioni del Sud Italia, anche nelle aree calde del nostro mondo. Pensate che nella Regione Abruzzo abbiamo una variabilità di piante vascolari che non ha pari nel mondo. Abbiamo più del 40% di tutte le piante esistenti nel mondo come varietà. Siamo secondi forse solo alla alle zone equatoriali, specialmente delle aree sudamericane, dove c’è la percentuale più grande di piante. Queste caratteristiche orografiche. colline, montagne, pianure, altipiani e quant’altro hanno creato una diversità di territori molto vasta e quindi anche una cucina molto varia e salutare» ha aggiunto il professore che ha citato i casi dello zafferano di Navelli, delle virtù teramane, delle “scrippelle mbusse”, della “pizza doce”, della “pallote cace e ove”, dei brodetti delle nostre coste, ognuno con la sua caratteristica (Vasto, Pescara, Giulianova), come esempi di questa “biodiversità culinaria”.

A fare il punto sulla candidatura della cucina italiana all’Unesco è stato il vicepresidente vicario dell’Accademia Italiana della Cucina, Mimmo D’Alessio: «Abbiamo chiesto come Accademia il riconoscimento all’Unesco non dalla cucina in quattro ricette o in quanto prodotti della gastronomia pur straordinaria, ma per la filosofia che c’è dietro, per quanto rappresenta del genio italiano. In Italia noi abbiamo tutto insieme: monumenti, paesaggi, storia, mari, monti e tutto in pochissime centinaia di chilometri, e ciò genera quotidianamente i nostri tesori del gusto, che vanno salvaguardati e proposti. Questo riconoscimento dell’arte della gastronomia italiana dura ormai da tre anni, insieme alla Fondazione Artusi e alla più antica rivista e prestigiosarivista di cucina, la “Cucina Italiana”. Manca solo il terzo step, come accadeper la candidatura dagli Oscar, aspettiamo e speriamo che sia la volta buona».
 

L’Accademia ha anche conferito i premi per il 2025.

Il “Premio Dino Villani”, intitolato alla memoria di uno dei fondatori dell’Accademia, che è riservato ai titolari delle aziende artigianali o piccolo-industriali che si distinguono da tempo nella valorizzazione dei prodotti alimentari italiani con alti livelli di qualità, è stato conferito ai “Nodini di latte” della azienda “Caseificio Iannone” di Tornareccio, nella persona di Matteo Iannone.
Il “Premio Massimo Alberini”, intitolato al grande giornalista e storico della gastronomia, collega di Orio Vergani, presente alla fondazione dell’Accademia di cui è stato Vice Presidente onorario, che è assegnato a quegli esercizi commerciali che da lungo tempo, con qualità costante, offrono al pubblico alimenti di produzione propria, lavorati artigianalmente con ingredienti di qualità eccellente e tecniche rispettose della tradizione del territorio, sarà conferito allo storico Panificio Marusco di Chieti, rappresentato del legale rappresentante Alessandro Marusco.

Il “Premio Giovanni Nuvoletti”, riservato alla persona od organizzazione, estranee all’Accademia, che abbiano contribuito in modo significativo alla conoscenza e valorizzazione della buona tavola tradizionale, è andato all’AssociazioneProduttori di Vino Cotto di Roccamontepiano, rappresentata dal presidente Adamo Carulli.

Inoltre è stato concesso il “Diploma di Buona cucina”, riservato ai ristoranti e alle trattorie di cucina italiana, che operano nel rispetto della tradizione e della qualità, al ristorante Il Casolare di Miglianico, rappresentato dal proprietario Stefano Cicchitti.

«I premi e i riconoscimenti accademici – ha commentato Nicola D’Auria – costituiscono la testimonianza concreta dell’impegno della nostra istituzione nel valorizzare quelle realtà che, sul territorio, rappresentano la più schietta interpretazione del genio locale e della capacità di essere emblema di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che è l’espressione più genuina dell’Abruzzoa tavola. Avere l’onore di poter conferire quattro premi significa certificare la crescita qualitativa della ristorazione abruzzese, e in particolare quella del territorio teatino, e dei produttori locali, che non si sono fatti tentare dalla facilità della quantità per puntare tutto sulla qualità dei prodotti e delle produzioni».


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »