L’arte astratta e informale si mette in mostra a Jesi
L’arte del secondo dopoguerra rappresentata in tutte le sue differenti ‘maniere’ va in scena dal 7 dicembre fino al 4 maggio a palazzo Bisaccioni di Jesi, in provincia di Ancona. ‘La libera maniera – Arte astratta e informale nelle collezioni Intesa Sanpaolo’ espone oltre 40 opere dei principali rappresentanti del ‘non figurativo’, provenienti dalle collezioni di Intesa Sanpaolo.
La mostra copre un periodo che va dagli anni ’50 agli anni ’60 quando alcuni artisti italiani decisero di agire con maggiore libertà espressiva. Alla fine del secondo conflitto mondiale la sfiducia nei valori della nazione e della cultura porta le arti visive all’esaltazione dell’atto creativo come azione e gesto attraverso la valorizzazione delle potenzialità espressive intrinseche dei materiali. Curato da Marco Bazzini, il percorso espositivo prende avvio con le testimonianze di personalità artistiche del calibro di Alberto Magnelli e del marchigiano Corrado Cagli, entrambi reduci da una prima esperienza astratta vissuta tra le due guerre. Segue Alberto Burri, figura di primo piano dell’informale italiano, che, rifiutando la composizione razionale delle immagini, afferma il valore autonomo di un supporto pittorico come la tela grezza. Non manca Lucio Fontana che indaga lo spazio oltre i tagli nella tela e i giovani spazialisti Edmondo Bacci, Gino Morandis, Tancredi Parmeggiani e Cesare Peverelli. La pittura gestuale, basata sulla velocità dell’esecuzione, è rappresentata, a sua volta, da Emilio Vedova.
È libero da condizionamenti figurativi anche il gruppo romano Forma1, presente nell’allestimento con le opere di Carla Accardi, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, Piero Dorazio. In aperta polemica con i pittori realisti, il gruppo si oppone all’idea che una funzione sociale e politica possa essere espressa solo con un realismo di carattere illustrativo. Tra i non figurativi raccolti attorno al critico d’arte Lionello Venturi segnaliamo i lavori di Renato Birolli, Ennio Morlotti, Antonio Corpora. S’ispira alla nuova realtà dell’atomo, invece, Enrico Baj che nel 1951 fonda a Milano il movimento nucleare al quale danno il loro apporto anche i pittori napoletani Guido Biasi e Mario Persico.
Il percorso espositivo si conclude con un nucleo di artisti formatosi negli anni ’50 che salta oltre l’Informale per guidare le ricerche del decennio successivo. È il caso di Toti Scialoja, Gastone Novelli, Mario Nigro, Enrico Castellani, Gianni Colombo e Agostino Bonalumi. Realizzata in collaborazione con la Fondazione cassa di risparmio di Jesi, ‘La libera maniera’ è promossa in sinergia con Gallerie d’Italia e Fondazione casa museo Ivan Bruschi di Arezzo e vanta il patrocinio del Ministero della cultura e della Regione Marche.
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