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Landmarks: Un rituale stellare oltre i confini terrestri :: Le Recensioni di OndaRock

Di Mammo abbiamo già discusso con il suo debut-album: una buona prova, seppur minore rispetto alla vertiginosa qualità degli Ep che lo hanno anticipato. Ma ciò che è arrivato come un fulmine a ciel sereno è il suo side-project Fabiano, uno scrigno di ambient meditativa in forma di sound collage. Una trama interna che passo dopo passo trascina in una deriva ipnotica, fluida e mutevole. I brani sono sette, ma al loro interno si aprono altrettanti temi collegati in un delicato continuum.
Mammo/Fabiano è un talento indiscusso del soundscape etereo e futuristico. In “Landmarks” questa sua essenza si manifesta non più nel beat intricato e lisergicamente Idm di lavori come “Type Null/ Arcology”, ma in un formulario perlopiù drumless e vicino al viaggio interiore di un astronauta perduto nell’infinito cosmico.

I pochi accenni ritmici (“Dreams Of Silent Gardening Machines”) emergono come frame derealizzati da esploratore galattico: non più groove dediti alla danza, ma elementi decontestualizzati e riverberati in un mosaico più ampio. Qui il flusso sonoro diventa un embrione escapista di atmosfere nebulose ed echi effimeri (“These Weeds – The Ones That Do The Impossible”), in equilibrio tra sound design da elettroacustica radicale e soundtrack di un sogno interstellare.
Unica eccezione la conclusiva “M.net 103’s Impossible Turn”, a tutti gli effetti l’unica traccia ambient techno; anch’essa colma di nebbia e rifrazioni, sembra risvegliare l’asceta dal suo sogno multidimensionale. Ma anche lì, il mosaico massimalista riaffiora: dopo l’avvio ritmico, subentra il synth evanescente, e la consapevolezza di appartenere a un orizzonte eterno.

La cura del suono dell’artista olandese è fuori dagli schemi. Il paesaggio sonoro diventa uno spazio in costante mutazione, non più monolite titanico. Ai molteplici accordi si affiancano glitch di sistema, voci dell’iperspazio, segnali di laboratorio acusmatico, in equilibrio tra fantascienza per argonauti dell’anno 3000 ed esperimento da kosmische muzik. È la densità siderale di uno Steve Roach nato nella galassia di Andromeda, intrecciata alla sensibilità emotiva di un Tim Hecker su suolo marziano. Fabiano trasforma tutto in un tappeto bio-digitale che respira e scandisce.
Il risultato è un’opera matura e profonda, altamente immersiva, come un rituale stellare che si espande oltre i confini terrestri.

21/09/2025




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