l’agonia è durata sei ore
“Lo abbiamo stordito con un sonnifero attorno alle 17.30 di venerdì 25 luglio, ma è morto solo verso le 23, perché non riuscivamo a finirlo”. È durata sei ore l’agonia di Alessandro Venier: a raccontarlo agli investigatori, durante un interrogatorio di tre ore, è stata la madre Lorena, che ha ricostruito la dinamica del delitto di Gemona.
“Il piano iniziale non prevedeva di sezionarlo”
“Una volta che anche l’insulina ha fatto effetto – ha aggiunto – abbiamo provato a soffocarlo con un cuscino, ma Alessandro continuava a reagire, anche se era privo di forze. Abbiamo tentato anche a mani nude, ma niente. Mailyn allora lo ha strangolato coi lacci degli scarponi. Il piano iniziale non prevedeva di sezionarlo: l’ho fatto, da sola, quando abbiamo capito che il corpo non ci stava nel bidone in cui avrebbe dovuto decomporsi, in attesa di spargere i resti in montagna. A quel punto, con un seghetto, l’ho fatto in tre pezzi e Mailyn lo ha trasportato nell’autorimessa e coperto di calce”.
Violenze quotidiane e la fuga in Colombia
Ai carabinieri non risultava nessuna segnalazione – probabilmente per paura delle ripercussioni –, ma la violenza sarebbe andata avanti per anni: “Era Maylin che mi chiedeva di uccidere mio figlio Alessandro da mesi, fin dal giorno della nascita della loro bambina, a gennaio”, ha continuato Lorena. Le percosse non avrebbero risparmiato neanche lei: “Maylin veniva picchiata con violenza, insultata e più volte minacciata di morte: mio figlio minimizzava la sua depressione post partum, quando ho detto che lo avrei denunciato, mi ha tirato un tremendo pugno sulla schiena”. Alessandro avrebbe esplicitamente minacciato, secondo la madre, la compagna di “annegarla nel fiume in Colombia, tanto laggiù non l’avrebbe cercata nessuno”. Dopo l’omicidio, quindi, le due avrebbero avuto l’intenzione di recarsi in momenti diversi in America latina con la bambina di sei mesi, Lorena dopo essere andata in pensione. Alla piccola avrebbero taciuto il comportamento del padre.
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