Umbria

La voce di Perugia contro i femminicidi: «Sono i vostri bravi ragazzi a ucciderci»


di Giorgia Olivieri e Gabriele Beccari

Centinaia di cittadine e cittadini domenica 6 aprile sono scesi in piazza della Repubblica per ricordare le vittime dei tre femminicidi che hanno scosso l’Umbria dall’inizio del 2025: Ilaria Sula, Laura Papadia ed Eliza Feru. Il pensiero è andato anche alla giovane Sara Campanella, uccisa a Messina il 31 marzo scorso, e a tutte le vittime di femminicidio. Una piazza di rabbia, di dolore, per «non sentirsi sole e sperare che questa sia l’ultima volta che saremo qui, sebbene siamo consapevoli che non lo sarà». Lunedì 7 aprile, inoltre, si terrà un corteo funebre a Terni per ricordare Ilaria Sula.

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Cav e 1522 La manifestazione di domenica 6 aprile a Perugia si unisce alla voce della piazza di Terni, tenutasi all’indomani del ritrovamento del corpo senza vita della 22enne ternana Ilaria Sula, morta a Roma per mano dell’ex fidanzato Mark Samson. Nel corso del sit-in hanno preso la parola le operatrici dei centri antiviolenza e del 1522 sottolineando l’importanza del loro ruolo nel contrasto alla violenza di genere e ricordando lo stigma che vivono le donne vittime: «La paura più grande delle donne non è quella di denunciare, ma di non essere credute e di essere giudicate». Sul tema dei servizi sociali per la tutela delle donne, l’attivista Paola Palazzoli ha chiesto alla presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, di inserire nel bilancio una voce stabile che si occupi di finanziare questi sistemi di assistenza, con l’obiettivo di non trattare in maniera emergenziale un problema che si dimostra strutturale.

Educare Un elemento che ha sconvolto più di altri casi la cittadinanza e che accomuna i femminicidi di Ilaria e Sara è la giovane età delle vittime e dei carnefici. La piazza di Perugia, infatti, si è interrogata sul dovere dei cittadini, dei genitori e delle scuole di costruire una cultura che non giustifichi la violenza. «Parte del problema sono le reazioni di sorpresa, di estraneità, della maggior parte degli adulti che di fronte ai casi di femminicidi di giovani ragazze attribuiscono la responsabilità facilmente ai social network, alla tecnologia, alla scuola  – ha spiegato Sara Pasquino di Unione donne in Italia. – Ricordiamoci che un adulto che ascolta può cambiare il destino di un ragazzo aggressivo». Tra le rivendicazioni delle numerose attiviste delle associazioni presenti anche la richiesta di un’educazione sesso-affettiva incentrata sul consenso.

Governo Dalla piazza sono arrivate anche parole dure contro il governo Meloni, in particolare in seguito alle dichiarazioni del ministro della giustizia Carlo Nordio, secondo cui «alcune etnie non hanno la nostra sensibilità verso le donne», considerate dalle manifestanti parole che «non fanno altro che distorcere la realtà e strumentalizzare il dolore a fini politici alimentando ulteriormente il clima di odio, razzializzazione e discriminazione». Le azioni del governo non vengono considerate sufficienti, tra queste il nuovo disegno di legge sul femminicidio: «Non basta incollare l’etichetta con la parola femminicidio a un reato già punibile con ergastolo per cambiare o tantomeno risolvere il fenomeno».

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