“La Turchia è a un bivio. Le proteste possono aprire la strada ad una vera democrazia, ma l’Ue deve sostenerci”
Tunc Soyer, fino allo scorso anno è stato sindaco di Smirne, da sempre roccaforte del partito repubblicano di cui è tuttora membro come Ekrem Imamoglu, arrestato pochi giorni prima della sua candidatura alle primarie del partito alle presidenziali del 2028.
Cosa prevede che accadrà in Turchia in questo lasso di tempo?
La Turchia è sul punto di fare una scelta, o passare da una democrazia limitata a una vera democrazia o passare a un regime più autoritario.
Dopo la sanguinosa repressione della rivolta di Gezi Park nel 2013, il presidente Erdogan ata preparando la propria ascesa definitiva verso l’Olimpo degli autocrati?
Il presidente Erdogan agisce nella convinzione che non c’è potere che possa fermarlo sia all’interno che all’esterno del paese. All’interno, ha legato tutte le istituzioni a sé e ha impedito qualsiasi voce di dissenso. Esternamente, c’è una congiuntura geopolitica che lo fa sentire in una botte di ferro. Trump vuole tenere la Turchia dalla propria parte a causa della sua politica in Medio Oriente e Siria, e non gli importa cosa succede all’interno del nostro paese. L’UE, d’altro canto, è preoccupata per i propri affari interni a causa dei crescenti governi conservatori e di estrema destra, della crescente paura della Russia e delle difficoltà economiche. Anche se l’UE ha aumentato la spesa per la difesa, ha comunque una crescente necessità di assicurarsi la protezione della Turchia che ritiene un avamposto per proteggere i confini europei, grazie al fatto che la Turchia ha anche il secondo esercito più potente della Nato in termini di numero di soldati.
Insomma l’Occidente che si considera democratico usa due pesi e due misure sulla base della convenienza momentanea?
I paesi che temono di essere sull’orlo di una terza guerra mondiale non sono interessati alla democratizzazione della Turchia. Le relazioni tra i paesi vengono valutate solo dal punto di vista delle priorità di sicurezza, mentre altre questioni, in particolare i problemi interni della politica turca, vengono messi sotto il tappeto.
La libertà di opinione, di stampa e di manifestazione pacifica sono tre capisaldi della Costituzione turca in via di smantellamento con i manifestanti definiti da Erdogan “terroristi di strada”. La Turchia è dunque una dittatura a tutti gli effetti?
Ciò che sta accadendo ci allontana dalla democrazia che è stata mantenuta, seppur in misura ristretta, all’interno della nostra repubblica centenaria. Questo processo potrebbe portare a una vera dittatura o, al contrario, potrebbe portare alla nascita di una vera democrazia.
I “fratelli minori di Gezi Park”, come si definiscono i giovani manifestanti, turchi e curdi, uniti in piazza, avranno abbastanza coraggio per resistere alle purghe di Erdogan già in corso, dopo quelle di Gezi, per l’appunto, e quelle seguite al fallito colpo di stato del 2016?
Dopo la resistenza di Gezi Park 10 anni fa, si credeva che proteste simili non si sarebbero mai più verificate. Tuttavia, con l’arresto di Ekrem Imamoglu, i giovani, i fratelli minori di Gezi Park, sono scesi di nuovo in piazza. Questa volta sono più pacifici e coraggiosi. Questi giovani non hanno nulla da perdere. La povertà e l’evidenza che il loro futuro sarà buio li rendono più coraggiosi. La richiesta di democrazia dei giovani è l’unico ostacolo di fronte a Erdogan. Se continuano a resistere, possono farlo tornare indietro e iniziare una grande trasformazione nel paese. O la democrazia avviata dai giovani vincerà, o Erdogan schiaccerà questa lotta per ottenere una presidenza eterna.
Smirne, che lei ha governato fino all’anno scorso, è una città la cui cittadinanza si sente anche europea come quella di Istanbul, ed è inoltre la roccaforte del CHP. Vuol fare un appello all’Unione, che tiene in sospeso la richiesta di adesione della Turchia da decenni?
L’UE deve sostenere la resistenza per la democrazia. Il modo con cui la Turchia può diventare una vera alleata dell’UE e non una terza parte della recente alleanza USA-Russia può essere solo attraverso la democratizzazione del paese. Una Turchia non democratica darà priorità alla sicurezza dell’alleanza USA-Russia rispetto a quella dell’UE. L’UE deve aprire le porte alla Turchia, che è in attesa da decenni sulla soglia. Ora è il momento di sviluppare questa iniziativa e proteggere la democrazia.
L’articolo “La Turchia è a un bivio. Le proteste possono aprire la strada ad una vera democrazia, ma l’Ue deve sostenerci” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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