Veneto

La tragedia di Miane e quell’orribile buio della mente

Una madre trevigiana s’è uccisa calandosi dalla sponda del Piave nelle acque gelide del fiume, tenendo abbracciata alla figlia di 3 anni. Cos’è, amore o pazzia? C’è una regola in psicanalisi che dice: se una domanda ha due risposte, tu non puoi sceglierne una sola, perché una sola è una bugia. La verità sta in quell’insieme.

Questa madre amava sua figlia, tanto da voler morire con lei. Cioè: da non poter morire senza di lei.

Ha un nome questo amore capace, anzi desideroso, di morire abbracciando la persona amata?

Cos’è questo amare e voler morire? È depressione, la più brutta bestia che possiamo incontrare nella nostra vita. «Non la auguro neanche al mio peggior nemico» diceva Indro Montanelli, che la conosceva bene.

La depressione è una tristezza mortale che non ha la forza per risalire alla vita. Adesso dicono che qualche rimedio si trova con gli psicofarmaci, e può darsi, ma gli psicofarmaci creano una vita artificiale, le sostanze chimiche che ingoji àlterano il tuo cervello e il tuo sistema nervoso, se sei disperato sono capaci perfino di renderti euforico. Ma l’euforia non è serenità. Tu ti senti esaltato ma in realtà sei pazzo.

A mio personale parere, la depressione non ha la terapia decisiva nella psichiatria, ma nella psicanalisi. La psicanalisi è un sistema per cui un altro congiunge la sua anima e la sua mente con le tue, tu ti tiri su perché quell’altro ti tira su, ma in un certo senso tu ti salvi perché diventi quell’altro.

Ma la psicanalisi è una terapia lunga. È costosa. È complicata. Ti spacca le giornate e in definitiva ti spacca la vita. Non tutti possono reggerla. Non tutti possono pagarsela, non tutti posso permettersela.

Ci sono delle povere persone che quando entrano nella depressione e ne vengono avviluppate non ne escono più. Se la soffrono e la patiscono tutta e per tutta la vita. E c’è da diventare pazzi. Non metaforicamente, ma nel senso clinico del termine.

Io credo che questa madre che s’è lasciata travolgere dal fiume tenendo abbracciata la sua figlia piccolissima di tre anni, un po’ pazza doveva esserlo davvero. Amava la figlia, certamente l’amava, per voler morire abbracciati a una persona bisogna amare quella persona, i secondi che precedono l’abbandono tra i mulinelli e le rapide del Piave sono lunghi e interminabili, se fai quei passi verso l’acqua freddissima tenendo abbracciata la figlia la stringi forte forte, ma questo amore è delirio, è pazzia, perché la depressione è una pazzia.

Questa madre che ha voluto morire annegando nel fiume con la sua creatura tra le braccia ci lascia un sentimento di pietà, per tutta la condizione umana. Un attimo siamo su questa terra, un attimo dopo non ci siamo più.


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