Cultura

La tecnica e il virtuosismo ostacolano l’espressività?

Quante volte abbiamo sentito dire “una valanga di note?? Tecnica?? No meglio 2 note con il cuore!” Questo è un tema che affronto spesso durante le mie lezioni, perché mi ci sono scontrato per tanti anni personalmente.

Spesso si pensa alla tecnica associandola ai virtuosismi alla “Yngwie Malmsteen”, o alla “Steve Vai” e via discorrendo nel mondo dei chitarristi considerati virtuosi, che fino ad un certo punto è vero ma la tecnica è comunque uno strumento fondamentale per esprimere noi stessi.

Se pensiamo solo alle famose gare con il metronomo la frase iniziale sta in piedi ma se pensiamo alla tecnica a nostro servizio cambia tutto.
Non si ferma tutto all’andare a velocità assurde e alle frasi complesse, ma la tecnica sta anche nei bending, nell’approccio che abbiamo quando vogliamo suonare una nota o iniziare una melodia, al vibrato e al suono che possiamo/vogliamo ottenere, utilizzando il plettro, oppure le dita.

Ci ho messo un po’ per arrivare a questa visione, perchè anche io inizialmente pensavo alla velocità e alla frase complessa, fino ad arrivare a capire che la tecnica non deve essere fine a se stessa ma va utilizzata per esprimerci.

Qui solitamente si fa l’errore di pensare solo ed esclusivamente alla chitarra in sé e di non approcciarla in modo diverso. Se ad esempio vogliamo scrivere o approcciare una melodia in modo differente, cerchiamo di cantarla, di sforzarci ad imparare a orecchio le melodie dei cantanti e poi riportarle sul nostro strumento.

Un esempio pratico potrebbe essere il brano “Who Wants To Live Forever” dei Queen: le due parti cantate rispettivamente da Brian May e da Freddie Mercury, sono totalmente diverse per interpretazione e attitude. Se provate a riportarle sullo strumento imparate prima le note e poi esplorate a modo vostro, si possono raggiungere plettrandole, legandole, con i bending o lo slide.
Non c’è un solo modo corretto di farlo, ma c’è il vostro modo di farlo, con il suono che sentite più vicino a voi. Non abbiate paura di sperimentare e di esprimervi, perchè questo dara attitude e personalità al vostro strumeno e ai vostri assoli!

Il virtuosismo non ferma l’anima, anzi a volte può essere la svolta per sbloccare la nostra personalità.
Tornando alle voci e prendendo come esempio ancora una volta Freddie Mercury, pensiamo alle sue linee vocali, non sempre sono “semplici”, anzi, spesso il virtuosismo fa parte del suo modo di esprimersi, per dare il suo tocco personale alla musica.

Trasportando questo modo di pensare sul nostro strumento il discorso della tecnica cambia in modo radicale, studiandola nel modo corretto apre molte strade per rendere più saporito il nostro playing, ma come sempre senza perdere il focus, per rendere personale il nostro approccio.

Io personalmente prima di scrivere il mio primo brano “Power Of The Wind”, ho voluto raggiungere un livello tecnico, che appunto mi permettesse di esprimere quello che volevo. Non è un brano estremante complesso, ma all’interno nasconde delle piccolezze (oltre alle frasi virtuose), che non avrei potuto esprimere se non avessi studiato la tecnica e studiando a fondo i miei artisti di riferimento cercando di rendere personale il mio modo di suonare.

Come già detto non è sbagliato cercare di replicare, anzi se vogliamo capirlo fino in fondo dobbiamo provare a farlo, ma tenendo ben a mente che noi siamo noi e l’artista è l’artista. Van Halen era Van Halen, possiamo replicare il suo rig i suoi lick ecc.. ma non suoneranno mai così, perchè l’attitude è assolutamente personale.

Non voglio dire che non si può cercare di replicare quello che fanno i nostri “heroes”, si impara anche come lo suonano loro, perchè è fondamentale per aumentare la conoscenza dello strumento e uscire dalla nostra comfort zone. In questo modo aumenta la nostra conoscenza tecnica, ma è sufficiente?
Personalmente io non credo, per dominare la tecnica che abbiamo imparato dobbiamo sviscerarla, renderla nostra, magari anche modificarla un po’ per renderla totalmente nostra. Poi, la cosa fondamentale è sperimentarla, in altri brani, in altre tonalità, e in altri contesti musicali, per renderla un nostro marchio di fabbrica e un nostro modo per esprimerci.

Esprimere le proprie emozioni anche sullo strumento non è semplice, e richiede molto tempo. Però, imparare a mettersi a nudo mentre si suona e trasmetterlo alle nostre mani cambia completamente le carte in tavola.

Esplorare i bending e i vibrati in tutte le loro forme, ad esempio, ci donano un coltellino svizzero, vanno utilizzati con parsimonia e messi nel posto giusto, ma nulla ci vieta di sperimentare: provate ad esempio a mettere un vibrato alla Zakk Wylde in un brano slow blues, oppure un vibrato alla B.B. King in un brano metal, a primo impatto potrà suonare strano, ma chissà… ci sarà nascosta parte della vostra personalità?




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