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La sua Argentina in lutto e il mistero irrisolto sul ritorno a casa saltato


La sua Argentina in lutto e il mistero irrisolto sul ritorno a casa saltato

La morte di Francesco ha avuto una eco enorme nella sua Argentina, dove sono stati decretati 7 giorni di lutto nazionale e ieri l’88enne Jorge Mario Bergoglio è stato ricordato ovunque nel suo Paese. Ovunque a cominciare dal quartiere di Buenos Aires di Flores, dove era nato e dove, prima della vocazione, si era innamorato di una vicina di casa, Amalia Damonte, anche lei come lui figlia di immigrati italiani. Il futuro Papa aveva 12 anni, amava il calcio e aveva tutt’altre priorità rispetto a farsi prete ma non sapeva come dirlo ad Amalia e, allora, presa carta, penna e colori, le scrisse una lettera accorata accompagnata da un bel disegno con su una villetta bianca dai tetti rossi. «Questa casa è quella che ti comprerò quando ci sposeremo», le promise per iscritto. Ieri, nella basilica di San José di Flores, tra i tanti fedeli a piangere per Francesco c’era anche lei, oggi pensionata felice con figli e nipoti che ha la stessa età di quel suo primo amore e che conserva «ancora oggi, tanti anni dopo, la lettera in cui Jorge dichiarò il suo amore per me dove mi chiedeva di sposarlo».

Nella stessa chiesa, il parroco José Luís Carbajal ricorda che, proprio qui, ancora oggi è conservato il confessionale di legno in cui l’allora Jorge Mario Bergoglio si confessò e sentì la prima chiamata di Dio, dopo un picnic di primavera. Poi corse a casa a dirlo alla sua mamma. Il legame di Papa Francesco con la chiesa di San José di Flores «era molto forte», spiega il parroco, precisando che proprio per questo Bergoglio scelse di insediarsi come Papa il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo 2013, pur essendo stato eletto il 13 marzo di 12 anni fa e che, non a caso, sotto l’immagine di San Giuseppe reclinato sull’altare della basilica oggi c’è una sua lettera manoscritta, da lui firmata e dedicata anche alla Vergine Maria.

L’Argentina è un paese di grandi tradizioni cattoliche e, dunque, non stupisce che oltre alle 5 funzioni celebrate ieri nella chiesa di San José di Flores, alle 8 del mattino, ovvero poche ore dopo aver appreso la notizia, monsignor Jorge Ignacio García Cuerva, arcivescovo di Buenos Aires, abbia celebrato la prima messa solenne nella Cattedrale metropolitana, ricordando che «è venuto a mancare il Papa dei poveri, dei marginalizzati, di quelli che nessuno vuole o in ogni caso di quelli che molti escludono. La sua ultima udienza è stata con il vicepresidente degli Stati Uniti e lui condivideva ancora una volta la sua enorme preoccupazione per i migranti. Un uomo che è stato coerente dal primo all’ultimo giorno. Il Padre di tutti», ha detto l’arcivescovo, che ricopre lo stesso ruolo di Bergoglio prima di diventare Papa.

Le porte della Cattedrale, all’interno della quale sono state messe foto di Papa Francesco davanti all’altare, rimarranno aperte tutto il giorno per i fedeli che vorranno avvicinarsi anche oggi, come ieri. «È andato via con la massima gioia, gli piaceva stare con la gente e vederlo percorrere Piazza San Pietro è la cosa più bella che rimarrà nel suo cuore e penso che sia ciò che ha portato con sé in cielo», ha sottolineato monsignor García Cuerva, invitando «tutti a essere un po’ Francesco».

Dopo avere ordinato che venisse dichiarato il lutto settimanale per la scomparsa del Sommo Pontefice in Argentina, il presidente Javier Milei, ha sottolineato «l’instancabile lotta del papato di Francesco per proteggere la vita dalla concezione, promuovere il dialogo interreligioso e avvicinare la vita spirituale e virtuosa ai più giovani», aggiungendo sul suo profilo ufficiale di X che «nonostante le differenze che oggi risultano minori, aver potuto conoscerlo nella sua bontà e saggezza è stato un vero onore per me. Come Presidente, come argentino e, fondamentalmente, come uomo di Fede, saluto il Santo Padre e accompagno tutti coloro di fronte a questa triste notizia».

Durante il lutto, che durerà fino al prossimo lunedì 28 aprile, la bandiera argentina rimarrà a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici e saranno sospesi quasi tutti gli atti ufficiali in segno di dolore da parte della «repubblica Argentina, un paese di lunga tradizione cattolica e terra del papa Francesco», ha aggiunto Milei, confermando la sua presenza alle esequie in Vaticano.

Rimane il mistero del mancato ritorno di Francesco in Argentina, sempre presente nei suoi discorsi.

All’inizio del suo pontificato non voleva dare l’impressione di favorire il suo Paese rispetto agli altri mentre, dopo, a frenarlo è stata più volte la paura della strumentalizzazione politica in Argentina, i due motivi a detta dei vaticanisti sentiti da Il Giornale.


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