la storia di Davide partito per l’Asia e tornato nella sua Udine
Non succede in un momento preciso della vita. Semplicemente “accade”. Accade che una mattina ti svegli e capisci che il mondo sta andando ad una velocità diversa dalla tua. Che a volte il caos e il ritmo imposto dal mondo del lavoro non ti permettono di apprezzare la tua terra e le tue abitudini. E che a volte – anche ai giovani – serve una spinta verso fuori per tornare a casa e ripartire con un piede diverso.
E’ così che Davide Sebastianutto, 28 anni di Udine, nel 2024 come molti altri giovani, ha scelto di mollare tutto e partire per un viaggio.
“Non una scelta dettata dalla confusione, né dalla voglia di cercare “fortuna” in qualche altro angolo del mondo – ci racconta Davide – Solo la voglia di rallentare e di cercare una contaminazione culturale profonda che non avrei potuto vivere a carriera avviata”.
Oggi il racconto di quei mesi in viaggio nel sud-est asiatico è un libro. “Same Same, but different” è un inno alla riflessione, al cambiamento ed alla riscoperta dei valori e soprattutto di una dimensione di tempo che si sta sempre più perdendo nella frenesia quotidiana.
Il racconto
“Coltivavo l’idea da un po’ di tempo. Il lavoro d’ufficio lo sentivo opprimente, come se dovessi essere incasellato in una routine.Volevo provare un modo di vivere diverso (ritmi diversi, lavoro diverso anche sporcandomi parecchio le mani e cercando una cultura piu consapevole ,più lenta). Dovevo ascoltarmi e non agire come un robot”.
“Così ho mollato il lavoro e sono partito senza un programma con un biglietto di sola andata. Conoscevo solo la prima destinazione e l’obiettivo: il volontariato in Cambogia. Attraverso un’associazione ho insegnato inglese ai bambini nei villaggi rurali, vivendo un’esperienza professionale completamente diversa in contatto con la cultura di riferimento. L’impatto è stato forte. La lentezza della vita mi dava accesso ad una consapevolezza che era lontana dalla corsa agli obiettivi – prosegue Davide – Un ritmo al quale non siamo più abituati, un’assenza di scopi che è in controtendenza con l’abitudine moderna al “subito”, all’impulso. Ho proseguito poi in Vietnam, Filippine e in Laos con un’ultima esperienza di volontariato dove tutto il gruppo era parte di una piccola comunità e dove si condivideva tutto, dai lavori più umili alle decisioni più significative”.
Il ritorno in Friuli Venezia Giulia
“Sono partito è vero, ma in più occasioni ho ripensato al Friuli Venezia Giulia. Alla sua natura incredibile (di cui non sempre apprezziamo la bellezza), alla cultura del “dare” che ho incontrato in queste terre e che alla fine conosciamo bene da friulani, al valore della comunità che ci ha sempre caratterizzati (o se vogliamo la “cultura di paese”). Dopo diversi mesi quindi ho scelto di rientrare con l’obiettivo di unire lo stile di vita friulano con i “pezzi di mondo” che ho portato via con me da ognuno di questi luoghi”.
“E da quando sono rientrato (e ovviamente ho ricominciato subito a lavorare) ho iniziato ad apprezzare tutto – prosegue Davide – Si dice che Udine sia piccola, noiosa o che non ci sia nulla da fare. Non è vero: ci sono eventi come il Cabaret clandestino, discipline come l’acroyoga e tantissime attività organizzate tra le montagne. Viviamo in una terra ricca, che nulla ha da invidiare a tantissimi altri luoghi del mondo”.
“Il mio consiglio ai giovani? Partite, esplorate, capite che direzione state prendendo. Anche solo per poco tempo, fate qualcosa di inaspettato. State a contatto con il volontariato, riscoprite il valore della comunità che si sta smarrendo. Ci spingono verso una società individualista, anche nel mondo del lavoro, dove ognuno coltiva il proprio “orticello”, ma la squadra e la comunità sono il vero motore dell’evoluzione di ogni ambiente. Così come il viaggio lo è per l’individuo”.
“Quindi viaggiate sì, ma poi tornate – conclude – Il Friuli Venezia Giulia è qui, con tutta la sua bellezza e vi aspetta”.
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