la storia di Davide Cervia
“Notti magiche / inseguendo un goal / Sotto il cielo di un’estate italiana / E negli occhi tuoi voglia di vincere / Un’estate, un’avventura in più. //” (Giorgio Moroder, Gianna Nannini, Edoardo Bennato, “Un’estate Italiana (Notti Magiche)”, 1990)
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Qualcuno sostiene che siamo in guerra. Siamo in guerra perché, come Paese europeo, forniamo armi all’Ucraina, Stato sovrano invaso dalla Russia di Putin, ormai da quasi tre anni (inizio dell’invasione a Febbraio del 2022). Siamo in guerra (secondo Putin) in quanto parte dei Paesi occidentali anti-russi. Elucubrazioni di un dittatore che scatena una guerra mandando al macello i giovani del suo Paese e per reggere lo sforzo militare (ed evitare una rivolta popolare che lo travolgerebbe) si appoggia ora a militari nordcoreani e yemeniti, ovvero ancora carne da cannone che combatte una guerra per procura le cui motivazioni, di mero potere, le sono totalmente estranee.
Certo, non siamo in guerra come Putin vorrebbe farci credere, ma sul nostro territorio nazionale una guerra, diremmo così “coperta e segreta”, c’è stata. C’è stata mentre tutti noi ancora vivevamo ricordando le “Notti magiche” dei Mondiali del Giugno-Luglio 1990 – quelle dell’’Italia di Beppe Bergomi, il Capitano della nostra Nazionale di Calcio, di Paolo Maldini, di Pietro Wierchowod e di Salvatore (per tutti Totò) Schillaci – ed ha avuto una sola “vittima”: Davide Cervia (1959), Sottufficiale della Marina Militare Italiana, ed Esperto di “guerra tecnologica”, dunque uno “Specialista”.
Per connotare la sua storia una parola è la migliore. Si tratta di una parola spagnola che è diventata familiare anche a chi lo spagnolo non lo conosce, la parola è “desaparecido” e vuol dire “scomparso”. Ma vediamo meglio questa storiaccia, sempre per esercitarci nell’arte di “capire e capirci”.
Come è finita: la storia della scomparsa del Sottufficiale della Marina Militare Italiana, Davide Cervia ha, da noi, una doppia fine. In prima battuta, la Magistratura romana, il 5 Aprile del 2000, archivia l’inchiesta aperta dopo la sua scomparsa, rubricandola come “sequestro di persona ad opera di ignoti”. Secondariamente otto anni dopo, il Tribunale Civile di Roma, con propria Sentenza del 15 Gennaio, tra l’altro: “2) condanna il Ministero della Difesa, in persona del Ministro pro tempore, al pagamento, in favore degli attori Marisa Gentile, Daniele Cervia ed Erika Cervia, dell’importo di euro 1, a titolo di risarcimento danni, secondo quanto precisato in motivazione;”, come avevano chiesto i genitori di Davide Cervia (qui potete leggere l’intera Sentenza., lettura lunga, ma estremamente interessante e consigliata: https://studiolegalegalasso.it/wp-content/uploads/2020/09/cervia-sentenza-tribunale-civile-di-roma.pdf).
Come era cominciata: Davide Cervia scompare a Velletri (Roma) il 12 Settembre del 1990 e la sua scomparsa è oggetto di diverse puntate del Programma di Rai3 “Chi L’Ha Visto?”, condotto da Federica Sciarelli (qui la Scheda di Cervia, ancora presente nella Sezione specifica del Sito web della Trasmissione RAI: https://www.chilhavisto.rai.it/dl/clv/Scomparsi/ContentSet-4cfba313-3362-485e-93d1-17e8118386fa.html).
Sin dall’inizio gli Inquirenti sostennero anche l’ipotesi di un allontanamento volontario, causato da debiti. A tale ricostruzione si opposero due testimoni, i quali avrebbero assistito, rispettivamente, all’atto del sequestro e alla fuga dei rapitori. La Famiglia Cervia, ben presto si convince dell’ipotesi di un rapimento, connesso alle conoscenze tecniche e militari di Davide, con particolare riferimento alla Guerra del Golfo, che era scoppiata il 2 Agosto precedente. Quattro mesi dopo il rapimento il nome di Davide Cervia compare nella Lista passeggeri di un volo Parigi-il Cairo della Air France; il biglietto risulterebbe acquistato dal Ministero degli Esteri francese.
A Marzo del 1991, grazie alle indicazioni contenute in una lettera anonima inviata al Programma RAI “Chi l’ha visto?”, la Volkswagen Golf di Cervia — che uno dei testimoni aveva visto essere guidata da uno dei rapitori — viene ritrovata vicino alla Stazione Termini a Roma. La vettura è intatta e sul sedile posteriore sono presenti ancora i fiori che Cervia aveva comprato per la moglie. Subito dopo il ritrovamento, la Famiglia Cervia comunica di aver ricevuto l’offerta di un miliardo di lire per disinteressarsi della vicenda. La Famiglia del Sottufficiale aggiunge: «non vogliamo ancora dire chi, prima vogliamo la garanzia che lo Stato sia disposto a tutelarci».
Negli anni successivi la Famiglia Cervia riceve diverse lettere anonime; in una di esse è scritto che Davide Cervia sarebbe morto in un bombardamento a Baghdad, mentre in un’altra lo si dà per prigioniero in Libia o in Arabia Saudita. Altre lettere minacciano, invece, la Famiglia di Davide, chiedendo che mantenga il silenzio sulla vicenda.
Nel 1997 la moglie riceve una chiamata telefonica e sente la voce del marito che parla di lavoro; dopo alcuni tentativi di parlare con lui, la moglie si rende conto che si tratta di una registrazione.
Le specializzazioni di Cervia erano ignote alla Famiglia. La Marina Militare consegnò, nel corso del tempo, cinque fogli matricolari (il “curriculum” dei militari) diversi: evidentemente i militari continuavano ad esercitarsi nell’arte del depistaggio.
Solo dopo quattro anni e un’occupazione di nove ore del Ministero della Difesa di Via XX Settembre, i familiari di Cervia ottennero il foglio matricolare vero, contenente la qualifica ELT/ETE/GE.; emerse altresì che il SIOS Marina, ovvero il Servizio Informazioni dell’Arma, aveva rilasciato al Cervia il NOS NATO, cioè il “Nulla Osta Sicurezza” (valido fino al 1986).
Nel 2013, ovvero molto tempo dopo l’archiviazione dell’Inchiesta giudiziaria Giovanni Cossu, istruttore di Cervia, disse che Cervia era uno dei massimi esperti di sistemi d’arma impiegati dalla Marina Militare, tra cui l’OTOMAT, venduto in 1000 esemplari anche a Iraq e Libia. Cossu ritiene che il motivo del rapimento possa risiedere proprio nelle conoscenze militari di Cervia.
La scomparsa di Davide Cervia, “Fuoco Amico”, un Docufilm del 2014, regia di Francesco Del Grosso
Ventiquattro anni di ricerche e ancora non si sa che fine abbia fatto Davide Cervia, militare italiano scomparso il 12 settembre 1990. Il caso è stato archiviato come “rapimento per mano di ignoti“ dalla Corte d’Appello, ma la famiglia Cervia non si è rassegnata e lentamente sono emerse scomode verità che sembrano disegnare un grande intrigo internazionale. Questo film è il racconto privato di un’odissea pubblica, la storia emblematica di uno dei tanti marci segreti che infettano la memoria d’Italia. (qui il trailer del Dcufilm: https://www.dailymotion.com/video/x81k7sc).
Come certamente ricorderete il 2020 è stato l’anno della pandemo8a da SARS Cov 2, ma è stato anche l’anno in cui un libro, “Il Caso Davide Cervia, trent’anni di depistaggi e omissioni per coprire una verità indicibile”, scritto da Valentino Maimone, giornalista freelance e scrittore romano (il Volume è disponibile su Amazon in formato e-Book e cartaceo), ha di nuovo riportato alla nostra Memoria la scomparsa del Sottufficiale della Marina Militare esperto di guerra elettronica. La storia che il libro racconta – attraverso una ricostruzione ragionata appoggiata da documenti inediti, retroscena e interviste esclusive ai protagonisti – parla ancora di omissioni, bugie e depistaggi (elementi di una storiaccia più volte replicata nel tempo sugli schermi della nostra Repubblica) che hanno coperto – e tutt’ora coprono – il rapimento di un uomo, un militare, uno specialista, venduto come un pezzo di ricambio di una qualsiasi arma e così strappato all’affetto della moglie e dei suoi figli.
“Non si trattò né di un allontanamento volontario né di una fuga da creditori che non aveva mai avuto, come gli inquirenti hanno invece sempre sostenuto” – chiarisce Maimone – “l’ex Sottufficiale della Marina militare fu in realtà rapito, con la copertura di pezzi dei servizi segreti stranieri e italiani, da una potenza straniera interessata alle sue conoscenze senza pari sugli armamenti elettronici, come hanno dimostrato testimoni oculari del sequestro, più tantissimi altri elementi raccolti nel tempo dalla coraggiosa moglie Marisa e dal Comitato per la verità su Davide Cervia. E non è certo un caso che poco dopo la sua scomparsa, scoppiasse la Guerra del Golfo del 1991, primo vero conflitto tecnologico dal dopoguerra.”.
Dunque, una scomparsa, meglio un rapimento, ancora oggi avvolto nel mistero. Un “mistero italiano” che si aggiunge ai tanti che conosciamo, anche se in questo caso una Sentenza penale del 2000 ha riconosciuto che Davide Cervia era stato sequestrato, ma ad opera di ignoti, ed ha ammesso anche i ritardi nelle indagini. Di fatto, da quasi trentacinque anni, la Famiglia Cervia aspetta di sapere che fine ha fatto Davide: “Non possono accontentarsi della sentenza di condanna dello Stato per violazione del diritto alla verità, ottenuta al termine di un processo civile durato sei anni, né del risarcimento simbolico [appena un euro Ndr] che un anno fa [nel 2019, Ndr.] il ministro della Difesa consegnò a Marisa Cervia”, osserva Maimone nel suo libro.
Il tempo passato non ha cancellato la richiesta di verità su questa storiaccia e dunque sarebbe ora che sul rapimento di Davide Cervia si facesse piena luce, anche a costo di scoperchiare un verminaio. Parafrasando il grande Faber la si potrebbe definire “una storia da non raccontare, una storia sbagliata”, di certo, una storiaccia, che ha fatto si che un uomo, un cittadino italiano in divisa, fosse – come ho scritto – “venduto come un pezzo di ricambio di un’arma” in ossequio ad una logica di guerra coperta dagli apparati segreti di uno Stato che afferma continuamente il suo essere civile e democratico, anche se molte parti della sua Storia – parti ancora oscure – mettono fortemente in dubbio queste credenziali, spesso auto-attribuite.
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La presente Nota è stata resa possibile anche dall’ascolto del Podcast di Rai Play Sound, prodotto per Rai Radio Uno è ascoltabile qui: https://www.raiplaysound.it/audio/2018/11/MANGIAFUOCO-SONO-IO-a8abf2e3-1b8e-4f77-9a3e-100f7dd39b12.html
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