Piemonte

La soglia d’inciampo, linea provvisoria per alimentare la memoria al carcere Le Nuove


Ricordare, portare alla luce e poi inciampare nella Storia. È (anche) questo il significato della “Soglia d’inciampo” il nuovo progetto ideato dal Museo Diffuso della Resistenza, l’Aned — Associazione Nazionale Ex Deportati (Sezione Ferruccio Maruffi) e la Comunità Ebraica di Torino. La “Soglia”, una scritta in vernice, verrà collocata lunedì 5 maggio alle 13, davanti all’ingresso delle Carceri Nuove a memoria delle oltre mille persone, uomini, donne, partigiani, antifascisti ed ebrei che tra il 1943 e il 1945 furono imprigionati alle Nuove e deportate nei Lager nazisti. Un modo di imprimere nella memoria, nel tessuto urbano e sociale un’intera vicenda e un intero gruppo di persone, unite da una tragica storia personale divenuta Storia collettiva di una città, di un popolo, di un Paese, di un periodo storico.

«La Soglia è una forma provvisoria di memoria — racconta Daniele Jalla presidente del Museo Diffuso — che anticipa la posa della “pietra di inciampo», il progetto delle “Stolpersteine” che l’artista tedesco Gunter Demnig porta avanti da molti anni”. Le pietre d’inciampo sono un immenso monumento alle stragi naziste attraverso il ricordo delle vittime della Shoah, cubetti di porfido di 10 centimetri per 10, sormontati da una targhetta d’ottone dorato sulla quale viene inciso nome, cognome, data di nascita, luogo e data di morte della persona da ricordare.

Ci si inciampa nella Storia attraverso le pietre, che rimangono lì per sempre. Ma la “Soglia” è un’idea nuova e il primo stencil (in assoluto) verrà posto oggi a Torino. Con la “Soglia” accade qualcos’altro. «È una performance che dura il tempo che dura — continua Jalla. È stata utilizzata una vernice particolare che si dissolverà nell’attesa della posa della pietra. A sponsorizzare lo stencil è stata Frame Itali». Un inciampo visivo dunque.

«Ci si ferma spesso intorno al Giorno della Memoria, dice Jalla. Ma anche l’8 maggio è una data importante, anzi fondamentale e va ricordata: è il giorno della resa tedesca, rappresenta l’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Mauthausen. E il maggior numero dei deportati in Piemonte sono passati attraverso il carcere delle Nuove. Per questo motivo abbiamo deciso di collocare lì lo stencil». I dati della deportazione sono il frutto della ricerca di Lucio Monaco ed Elena Cegna dell’Aned di Torino. Tra la fine del 1943 e gli inizi del 1945 le donne e gli uomini deportati dal Piemonte nei campi di sterminio nazisti, i Konzentrationslager furono oltre 1400. Partirono, nella stragrande maggioranza dei casi, almeno 1060 documentati, dalle Nuove. Il totale di più di 1400 deportati dal Piemonte va considerato come un dato minimo: per un ulteriore centinaio di deportati è in ancora in corso la verifica puntuale dei nomi e dei dati. L’elenco dei nomi e le schede individuali sono confluiti nella Banca Dati della deportazione dall’Italia, in corso di realizzazione da parte dell’Aned.

Non solo pietre ma soglie. Non solo la memoria di un nome, cognome, data di nascita, luogo e data di morte della persona da ricordare ma la memoria collettiva, di più persone. “È un cambio nel modo di narrare la Storia d’inciampo cui abbiamo dato vita così: non più singola ma appunto collettiva” conclude Jalla.


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