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La sharia dilaga a Londra: 100mila nozze islamiche


La sharia dilaga a Londra: 100mila nozze islamiche

Centomila matrimoni celebrati secondo il rito musulmano. E ben 85 tribunali islamici pronti non solo a ratificarli, ma anche a scioglierli. Il tutto in base alle approssimative leggi del Corano fissate nel sesto secolo dopo Cristo. È la drammatica situazione di un Regno Unito dove all’interno delle comunità musulmane la giurisprudenza degli imam ha ormai sostituito quella di Sua Maestà. E così l’Inghilterra, patria della Magna Charta e dei diritti individuali, rischia di diventare la capitale occidentale della sharia. A ricordarlo è il prestigioso «Times of London» riprendendo i contenuti di un’inchiesta realizzata dalla National Secular Society (Società nazionale per il Secolarismo).

L’inchiesta, per molti versi sconcertante, rivela come il primo tribunale basato non sul diritto inglese, ma sui precetti dell’Islam sia entrato in funzione nel lontano 1982. Un precedente a dir poco inquietante visto che il suo fondatore, tale Haitham al-Haddad è stato, nel 2021, uno dei primi rappresentanti delle comunità islamiche inglesi a volare in Afghanistan per render omaggio al ricostituito Emirato talebano. Ma il peggio l’ha fatto in Inghilterra visto che i tribunali degli imam si sono moltiplicati a dismisura sostituendo all’interno di molte comunità musulmane quelli di Stato. Fino a diventare l’istituto preferito per la celebrazione dei matrimoni e la determinazione del divorzio. L’incontrollata diffusione di questo diritto alternativo finisce con l’attirare molti musulmani residenti in America o Oltremanica, ma pronti a volare su Londra per convolare a nozze secondo le regole del Profeta. L’attività incontrollata dei tribunali della sharia cozza, però, contro tutte le regole del diritto occidentale perché – spiega Stephen Evans responsabile della National Secular Society – mina il principio fondamentale di una sola e unica legge uguale per tutti. E calpesta i diritti di donne e figli. In base al Corano ad un marito basta infatti pronunciare tre volte la parola «divorzio» per ripudiare la consorte. Per non parlare della poligamia dilagante conseguenza della consuetudine che permette all’uomo di sposare quante donne riesce a mantenere. Ma violazioni altrettanto gravi del diritto minacciano le figlie a cui spetta, secondo l’Islam, la metà dell’eredità riconosciuta ai figli maschi. Per non parlare delle violenze familiari fuori controllo conseguenza dalle regole che impediscono a chiunque di giudicare la violenza esercitata dal coniuge maschio nel contesto familiare.

Un concetto ribadito e al «Times» da quello stesso Haitham al Haddad, fan dei talebani, che quarant’anni fa istituì la prima corte islamica del Regno Unito. «Un uomo – spiega Haddad – non può venir giudicato per aver colpito sua moglie perché questa faccenda riguarda solo loro due e può venir risolta solo da loro». Così, del resto, si usava al tempo di Maometto.


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