Salute

La Sapienza contro Israele: Ingegneria chiede sospensione accordi | Il Fatto Quotidiano

In una delibera datata 10 luglio l’’assemblea della Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Roma La Sapienza si è espressa sul conflitto in Medioriente. L’istituzione “condanna con fermezza il massacro di civili, di operatori sanitari e giornalisti” e si impegna “promuovere un dibattito all’interno della propria comunità, coinvolgendo attivamente i propri docenti, studenti e personale tecnico amministrativo nella definizione di iniziative concrete a supporto della popolazione palestinese”, a partire dalla mozione approvata dal Senato Accademico lo scorso 13 maggio, quando l’organismo aveva dichiarato il proprio “sdegno per l’escalation militare israeliana a Gaza”. Secondo l’assemblea di Facoltà “la sola via per porre fine al conflitto” è “favorire la ricerca di soluzioni pacifiche che mettano al centro la coesistenza dei due popoli, palestinese e israeliano”.

Il documento non si limita a dichiarare una posizione, ma elenca una lista di punti sui quali la facoltà stessa si impegna ad agire, a cominciare dall’elaborazione di “progetti riguardanti tutte le tecnologie che hanno un ruolo attivo nei processi di ricostruzione delle infrastrutture fondamentali distrutte o danneggiate nei territori palestinesi, con particolare attenzione alle zone maggiormente colpite.”. Vi è poi la richiesta di attivare “iniziative di visiting professorship esclusivamente destinate a docenti provenienti dalle università palestinesi […] con particolare attenzione alla questione di genere” al fine di “sostenere lo sviluppo dell’attività scientifica nel territori”, e sempre con attenzione alle questioni di genere la facoltà si propone di “Sviluppare iniziative specificatamente destinate alla popolazione femminile colpita dalla violenza e dalle conseguenze disastrose delle aggressioni militari in atto”, anche nell’ottica di garantire continuità nel diritto allo studio delle ragazze palestinesi. Diritto allo studio che potrebbe passare, secondo il progetto, tra gli altri attraverso l’utilizzo della didattica a distanza e “l’istituzione di corsi di laurea con doppio titolo“, così come già accade con progetti quale lo IUPALS (Università italiane per studenti palestinesi) della CRUI, oltre la creazione di borse di studio ad hoc per permettere agli studenti di continuare la loro formazione in Italia.

L’assemblea propone poi di “adottare un provvedimento di sospensione temporanea dei 25 accordi internazionali con le istituzioni accademiche israeliane che non esprimono una condanna esplicita delle azioni intraprese dal Governo”, favorendo invece i rapporti con quella istituzioni “caratterizzate da un impegno riconoscibile per la pace, la giustizia e il rispetto del diritto internazionale”. E andando oltre il solo diritto allo studio è stato richiesto all’amministrazione universitaria di “farsi promotore di finanziamenti a sostegno delle organizzazioni sanitarie ed umanitarie che operano nella Striscia”

Dal punto di vista tecnologico, invece, la Facoltà chiede “una riflessione sul ruolo della tecnologia nello sviluppo degli armamenti“, proponendo la definizione di “progetti di ricerca finalizzati a tecnologie capaci di prevenire i conflitti armati e facilitare il confronto pacifico tra le parti” e l’istituzione di un “Osservatorio di Facoltà sulle tecnologie dual use, con funzione consultiva” con lo scopo di promuovere una “riflessione interdisciplinare sulle implicazioni etiche e sociali della ricerca”, che possa, tra le altre cose, contribuire a “sviluppare consapevolezza critica e dibattito interno alla […] Facoltà” tramite la presentazione di report periodici.

Tra le richieste anche la trasparenza dei tirocini avviati tramite la piattaforma Jobsoul, per comprendere le scelte degli studenti e alimentare la consapevolezza sulle “implicazioni della formazione e della ricerca nel mondo del lavoro e della società” per “promuovere una maggiore comprensione critica degli effetti formativi e sociali dell’attività accademica”.

Infine si chiede che i dipartimenti, nel rispetto della libertà di ricerca “non svolgano attività di ricerca finalizzate allo sviluppo di sistemi d’arma offensivi o di munizionamento” e “più in generale allo sviluppo di quei dispositivi che arrechino direttamente danno alla integrità fisica e morale della persona” e di non avviare accordi di collaborazione, a qualsiasi titolo, tra l’Università e le aziende il cui mercato principale siano produzione e commercializzazione di armamenti. Da ultimo la Facoltà, conclude l’assemblea, si impegna ad avviare le “iniziative per trovare adeguato supporto economico e finanziario, coinvolgendo associazioni pubbliche e private interessate alla collaborazione tecnologica a fini umanitari”.


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