La Russia dichiara di “aver liberato la regione di Kursk”. Kiev smentisce, ma ammette: “Situazione difficile”
Mosca ha affermato di avere completamente liberato la regione di Kursk, uno sviluppo che potrebbe rimuovere uno degli ostacoli all’apertura di trattative con l’Ucraina. L’esercito di Kiev ha smentito la notizia, ma le sue forze controllavano ormai solo alcune sacche di territorio vicino alla frontiera che avevano oltrepassato nell’agosto dell’anno scorso.
“L’avventura di Kiev è completamente fallita”, ha annunciato il presidente russo Vladimir Putin, dopo avere ricevuto un rapporto dal capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, che lo informava della riconquista dell’ultimo villaggio in mano agli ucraini, quello di Gornal. In un videocollegamento con il capo del Cremlino, trasmesso dalla televisione di Stato, Gerasimov ha anche ammesso per la prima volta l’intervento di soldati nordcoreani nei combattimenti, affermando che si sono comportati con “eroismo, alta professionalità, resistenza e coraggio”. La Corea del Nord e la Russia avevano firmato nel giugno del 2024 un accordo di partenariato strategico che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi, ma finora non avevano confermato ufficialmente il dispiegamento di soldati nordcoreani nel Kursk.
L’esercito ucraino ha smentito l’annuncio russo definendolo una “manovra di propaganda” e affermando che le truppe di Kiev continuano a combattere nel Kursk, anche se ha ammesso che la situazione è “difficile”. Nella loro incursione le truppe ucraine erano arrivate ad occupare non più di alcune centinaia di chilometri quadrati in una regione che ne conta 30.000. Ma l’attacco aveva comunque rappresentato la prima occupazione di territorio russo da parte di forze nemiche a partire dalla Seconda guerra mondiale, e Putin aveva fatto capire che non avrebbe accettato trattative con Kiev fino a che le sue truppe non fossero state respinte oltre confine.
Ora il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che nel suo incontro di ieri al Cremlino con l’inviato speciale americano Steve Witkoff, Putin ha assicurato che è “pronto a riprendere il processo negoziale con l’Ucraina senza precondizioni“. Ma è ormai da tempo che il presidente fa dichiarazioni del genere, senza che si vedano aperture concrete da parte di Mosca. E anche il portavoce lo ha sottolineato, dicendo che “Putin lo ha affermato ripetutamente”. L’espulsione delle truppe ucraine dal Kursk – a cui secondo Gerasimov si è accompagnata l’eliminazione di “squadre di sabotatori” che si erano infiltrate nella vicina regione di Belgorod – potrebbe anzi mettere Mosca nella posizione di dare il via a nuove offensive.
Putin ha affermato che nell’operazione di Kursk gli ucraini hanno subito “perdite tremende” tra le loro truppe scelte, e quindi “la rotta completa” che hanno subito “crea le condizioni per ulteriori operazioni di successo delle truppe russe in altre aree del fronte”. Come prima mossa, ha annunciato il generale Gerasimov, le forze di Mosca cercheranno di avanzare nella regione ucraina confinante di Sumy “per creare una zona di sicurezza lungo il confine” già auspicata da Putin. Secondo il capo di stato maggiore, già quattro insediamenti sono stati conquistati dai russi, che ora avrebbero il controllo di “un’area di 90 chilometri quadrati”.
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