La riunione con i deputati repubblicani e la lettera: il piano di Trump per silurare Powell
Donald Trump avrebbe chiesto informalmente a un gruppo di deputati repubblicani se fosse opportuno rimuovere Jerome Powell dalla guida della Federal Reserve.
Secondo quanto riportato dalla CBS e da fonti vicine al presidente, Trump sarebbe intenzionato a procedere con il licenziamento di Powell, valutando la possibilità di farlo per giusta causa. Ma ecco subito profilarsi un giallo: Trump ha smentito le indiscrezioni di stampa su una sua volontà di licenziare Powell. “Le voci su un licenziamento di Powell sono false“, ha detto. Il presidente ha poi aggiunto, quando gli è stato chiesto se escludesse completamente l’idea di licenziare Powell, che “è altamente improbabile, a meno che non debba andarsene” a causa di “frode“. Trump ha discusso la possibile mossa in un incontro con i repubblicani del Congresso, ieri sera. Il presidente ha affermato che “quasi tutti” sostengono l’idea di rimuovere Powell.
Indiscrezioni del New York Times, invece, Trump ha mostrato la bozza di una lettera per licenziare Powell, durante un incontro con circa una dozzina di repubblicani della Camera martedì sera, chiedendo loro se dovrebbe farlo e rispondendo che probabilmente lo farebbe, secondo due persone informate sull’incontro. “E’ sempre in ritardo, è stato sempre in ritardo, è un terribile capo della Fed, per fortuna possiamo cambiarlo tra circa otto mesi“, ha ribadito però Trump, parlando con i giornalisti alla Casa Bianca. “Sta facendo un lavoro pessimo, ci sta facendo perdere un sacco di soldi, ma no, non voglio parlare di questo“, ha detto a chi gli chiedeva conferma del progetto di allontanare il capo della Fed.
Il pretesto eventualmente scelto per giustificare una mossa che rischia di minare l’indipendenza della banca centrale è il progetto di ristrutturazione delle sedi della Fed a Washington, costato 2,5 miliardi di dollari, ben oltre il budget iniziale. Trump accusa Powell di aver gestito in modo inefficiente il progetto e di aver travisato i costi nel corso delle audizioni al Congresso. “Quando spendi 2,5 miliardi per una ristrutturazione, è vergognoso. Non ho mai pensato che il presidente della Fed avesse bisogno di un palazzo“, ha dichiarato il presidente.
La Fed ha replicato che il progetto di rinnovamento è stato avviato già nel primo mandato di Trump, necessario per aggiornare impianti obsoleti, rimuovere amianto e altre sostanze pericolose, e dotare l’edificio di sistemi moderni. Alcuni elementi criticati dall’amministrazione – come terrazze, marmo pregiato o sale VIP – sono stati rimossi già dai progetti del 2021. La Banca Centrale ha anche ricordato che non è soggetta all’approvazione vincolante della National Capital Planning Commission, ma risponde al Congresso e a un ispettore generale indipendente.
La controversia si inserisce in un contesto già teso, in cui Trump ha ripetutamente criticato Powell per la sua resistenza a tagliare i tassi di interesse. Powell ha ribadito che una riduzione prematura dei tassi potrebbe aggravare l’inflazione e aumentare il costo del debito. La sua rimozione anticipata, prima della fine del mandato nel 2026, rappresenterebbe un attacco diretto all’autonomia della Fed, con rischi potenziali per la stabilità dei mercati finanziari e la fiducia degli investitori.
Secondo la Corte Suprema, il presidente non può licenziare il capo della Fed solo per divergenze politiche, ma può farlo in caso di condotta scorretta. Trump sembrerebbe voler costruire proprio questa narrativa, accusando Powell non solo di sperpero, ma anche di scorrettezza formale. Intanto, la Casa Bianca continua a esercitare pressione pubblica e politica: il vicecapo dello staff James Blair ha dichiarato che la testimonianza di Powell in Senato non rispecchia i piani approvati nel 2021, insinuando una violazione procedurale. Blair ha anche annunciato l’intenzione di visitare il cantiere e richiedere documentazione integrativa.
Il caso Powell si inserisce in una più ampia strategia trumpiana per rafforzare il controllo presidenziale sulle istituzioni indipendenti. Se portato avanti, l’attacco alla Fed potrebbe diventare uno dei dossier più controversi del secondo mandato di Trump, con conseguenze profonde sull’equilibrio dei poteri economici negli Stati Uniti.
Intanto, Wall Street in calo con le indiscrezioni su un possibile licenziamento del presidente della Fed da parte di Donald Trump. Il Dow Jones perde lo 0,24% a 43.923,40 punti, il Nasdaq cede lo 0,19% a 20.633,53 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,22% a 6.226,90 punti.
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