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la ricostruzione del delitto e i dubbi di Sterpin

All’indomani della rivelazione del quotidiano Il Piccolo sulle considerazioni della pm sul caso di Liliana Resinovich sulle presunte responsabilità del Sebastiano Visintin, che risulta indagato, arriva la reazione di Claudio Sterpin, 83 anni, con il quale la donna avrebbe avuto intenzione di andare a vivere. “Sono in ebollizione da tre anni”. Perché? “Perché l’ho detto tre anni fa: non credo l’artefice sia stato Sebastiano, non credo sia stato lui ad ucciderla ma lui sa benissimo chi è stato” dice Sterpin all’Ansa che ritiene si siano persi tre anni: “Grazie alla Procura di allora; l’ho detto e lo dirò ancora”.

La ricostruzione – Nella ricostruzione riportata dal quotidiano, Sebastiano Visintin avrebbe aggredito sua moglie Resinovich “all’interno del parco dell’ex Opp, in prossimità di via Weiss, all’altezza del civico 21, con afferramenti, compressioni, percosse, urti e graffi, tutti indirizzati in diverse sedi del capo, alla mano destra, al torace ed agli arti” e “ne cagionava la morte avvenuta mediante soffocazione esterna diretta (asfissia meccanica esterna), quale conseguenza di afferramento e compressione del volto della vittima”. Il tutto sarebbe stato commesso il 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa della donna.

Le indagini – La donna, al momento del ritrovamento, aveva la testa in due sacchetti trasparenti di tipo alimentare fissati al collo con un cordino e il corpo in due grandi sacchi neri, di quelli utilizzati per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, uno infilato dall’alto e dal basso l’altro. La tesi del suicidio sostenuta dalla Procura – che dopo vari mesi di indagine e tanti esami eseguiti aveva chiesto l’archiviazione del caso – da sempre aveva suscitato forti dubbi. Non aveva nemmeno convinto il gip del Tribunale, Luigi Dainotti, che l’aveva praticamente smontata. Il giudice per le indagini preliminari aveva individuato in oltre venti i punti da approfondire. A cominciare dal reato cui intestare il fascicolo fino alla riesumazione delle spoglie dal cimitero di Sant’Anna dove erano state seppellite (riesumazione avvenuta il 13 febbraio 2024). Il fascicolo era stato aperto il 22 dicembre 2021 per il reato di sequestro di persona; nel giugno 2023, il giudice aveva indicato che il reato da imputare era omicidio.

“Lavoro premeditato” – Secondo Sterpin è stato “un lavoro premeditato e fatto da più persone”. Per Sterpin, Visintin “sa benissimo chi è stato, lo abbiamo detto sia Sergio (Resinovich, ndr) che io. Lui sa tutto, compreso il posto dove è stato tenuto il corpo di Liliana e chi l’ha portata” nel boschetto dell’ex OPP “la mattina del 4 gennaio. Fosse rimasto solo due giorni e una notte lì i cinghiali lo avrebbero sfigurato”.

Sterpin non crede alla ipotesi della antropologa forense Cristina Cattaneo la quale nella perizia sua e di altri, sostiene che Liliana sia stata uccisa la stessa mattina della scomparsa, il 14 dicembre 2021, e il corpo abbandonato nel boschetto dell’OPP, dove sarebbe stato trovato il 5 dicembre 2025. “Non vengano a raccontarmi che in venti giorni nulla è accaduto”; in poche ore “i cinghiali che lì pullulano l’avrebbero sfigurata e spolpata. Per me hanno portato lì il corpo due o tre ore prima. L’ho detto alla polizia il 15 dicembre 2021, quando mi sono presentato spontaneamente in questura. Se non l’ho detto lì l’ho detto subito dopo il ritrovamento”.

Il silenzio di Visintin – Visintin ha postato fino a ieri altre foto che lo ritraggono con Liliana, poi ha smesso quando Il Piccolo ha riportato che la pm titolare dell’inchiesta (in cui è unico indagato), Ilaria Iozzi, è convinta che sia stato lui a uccidere Liliana. Lo ha scritto nella richiesta di incidente probatorio, fatta per ascoltare proprio Sterpin. Ed ha smesso di rispondere al telefono; i suoi legali non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

La parte civile – Prudenza anche da parte dell’avvocato Nicodemo Gentile, che assiste Sergio Resinovich, fratello di Liliana. “Questa ipotesi e i nuovi dettagli emersi sono assolutamente neutri: non ci esaltano e non ci scoraggiano”. È “solo di un capo di imputazione che in una indagine per omicidio partita da poco è elemento provvisorio che può cambiare in base agli sviluppi delle indagini; va contemperato con una presunzione di non colpevolezza da riconoscere a un indagato”.

Intanto, alla luce di quanto avvenuto, potrebbero essere valutate diversamente le testimonianze di alcuni sanitari che lavorano nel parco di San Giovanni di Trieste dove fu trovato il corpo. Questi avevano sostenuto di aver visto un uomo aggirarsi nella zona nei giorni precedenti alla scoperta del cadavere. Una testimonianza in particolare parlava di un signore con barba bianca, abiti scuri e una torcia accesa, che camminava all’alba del 5 gennaio nell’area. Testimonianze formalizzate dagli investigatori ma, almeno nella prima fase delle indagini, giudicate non rilevanti.


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