Ambiente

La ricerca scommette su agrumi italiani, tesoro da 1,8 milioni – Mondo Agricolo

Oltre 3,2 milioni di tonnellate di
produzione per un valore di 1.800 milioni di euro. Questi i
numeri che rendono l’Italia uno dei principali produttori di
agrumi in Europa con un’offerta che spazia dalle arance, ai
limoni, ai mandarini, ai pompelmi, ai clementini e ai
bergamotti. Lo fa sapere il Crea, punto di riferimento
scientifico del comparto, in occasione del Citrus Day, il
consueto appuntamento annuale per fare il punto sul settore tra
ricerca e produttori, con le nuove varietà brevettate e quelle
in corso di brevettazione.

   
Una giornata organizzata dal Crea Olivicoltura, Frutticoltura
e Agrumicoltura presso la sua sede di Acireale, dove il
presidente del Crea, Andrea Rocchi, ha sottolineato, tra
l’altro, la qualità organolettica dell’agrumicoltura italiana;
grazie anche alla posizione geografica privilegiata, ha saputo
distinguersi per sostenibilità, attenzione alla salute del
consumatore e forte identità legata a dieta mediterranea e
territorio.

   
Miglioramento genetico, innovazioni di processo e di
prodotto, difesa delle piante, sostenibilità, qualità e
tracciabilità: da sempre i ricercatori del Crea sono impegnati a
recuperare, tutelare e valorizzare l’agrobiodiversità, in
particolare agrumicola, e soprattutto ad innovare con tecniche
all’avanguardia, come le Tea (Tecnologie di Evoluzione
Assistita), in grado sia di tutelare la tipicità dei prodotti
locali, adattandoli alle nuove richieste dei consumatori e alle
sfide climatiche, sia di migliorare la qualità dei frutti.

   
Tuttavia resta imprescindibile la sostenibilità ambientale:
ad esempio, impiegando microrganismi e batteri azotofissatori
per ridurre l’uso di fertilizzanti azotati sintetici, con
notevole vantaggio per il clima globale, la produzione
alimentare, la salute del suolo e l dell’uomo. Oppure
utilizzando quelle pratiche agricole, inerbimenti,
agroforestazione, riduzione delle lavorazioni, ammendamento e
riciclo della sostanza organica, in grado di aumentare la
quantità di anidride carbonica sequestrata nel suolo e nella
biomassa vegetale, contribuendo a mitigare il cambiamento
climatico.

   

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