La Regione dichiara guerra alle nutrie: abbattimenti con gas, armi da fuoco e trappole per l’eradicazione totale
Genova. Associazioni animaliste sul piede di guerra per i provvedimenti previsti nel piano di controllo della nutria approvato dalla Regione Liguria, un documento che prevede che, tra i metodi usati per contenere questo roditore, siano inclusi anche “armi da fuoco, ad aria compressa e camere a gas”.
Il piano prevede, in effetti, che le nutrie vengano catturate mediante gabbie-trappola e poi soppresse tramite “trasferimento in contenitori ermetici ove vengono esposte al biossido di carbonio ad alta concentrazione o al monossido di carbonio”. In alternativa, si legge sempre nel piano, si può procedere con l’abbattimento diretto “con fucile dei calibri consentiti dalla normativa vigente in materia di caccia, nonché (solo per il personale del Nucleo regionale di Vigilanza faunistico-ambientale) di fucile ad aria compressa e fucile a canna rigata dei calibri 22, 222 e 2232”.
La Lav: “Uno sterminio deciso a tavolino”
Per la Lav, il piano dà il via a “un vero e proprio stermino deciso a tavolino dalla Regione contro inermi animali, colpevoli solo di voler vivere. La Regione non ha sostanzialmente posto limiti agli strumenti e ai periodi nei quali uccidere questi animali. È inaccettabile che le nutrie vengano uccise a milioni ogni anno perché accusate di creare danni agli argini, mentre ai pellicciai, che le hanno introdotte sul nostro territorio, non venga chiesto conto dei danni da loro creati sfruttando quegli animali – sottolinea Massimo Vitturi, responsabile area Animali Selvatici Lav – Le nutrie non hanno alcuna responsabilità, adottano solo comportamenti necessari a garantire la loro sopravvivenza. È il loro sfruttamento, l’averle considerate come oggetti dai quali trarre profitto che ha determinato la situazione odierna”.
La Liguria non è la prima regione a schierarsi contro le nutrie. Questi roditori sono originari del Sud America, e sono stati introdotti nel nostro Paese all’inizio del secolo scorso dall’industria delle pellicce. Erano i cosiddetti “castorini” il cui vello sostituì quello di animali protetti e rari e più costosi. Ma nel giro di pochi anni il mercato delle pellicce mutò, complice un cambio culturale e di rinnovata sensibilità verso lo sfruttamento degli animali. Da qui la scelta di molti allevatori di rilasciare in natura le nutrie in maniera clandestina. Un fenomeno che si aggiunse alle tante fughe dalla cattività di questi animali, abilissimi e instabcabili scavatori. Da qui il progressivo allargarsi dell’areale di distribuzione attraverso le numerose vie d’acqua del paese, che in pochi anni raggiunse a coprire praticamente tutto il pacino padano e il nord del paese.
Dove sono le nutrie in Liguria
La nutria da anni è arrivata anche nella nostra regione, seguendo principalmente le direttrici nord sud dei bacini dello Scrivia e dello Stura e est-ovest tra Liguria e Toscana. Già a fine degli anni 90 e inizio degli anni 2000 ci furono degli sporadici avvistamenti nello Scrivia, in zona Busalla, mentre poi nel 2009 furono avvistate nel torrente Neirone. Oggi la sua presenza è accertata e stabilizzata nei bacini del Magra, colonizzato dalla Toscana, nel Bormida e appunto nello Scrivia. Recentemente alcuni esemplari sono stati visti e fotografati tra Isola del Cantone e Ronco Scrivia, come Genova24 aveva raccontato su queste pagine,
Il pericolo dell’arrivo di questa specie animale riguarda soprattutto l’occupazione di nicchie vitali a discapito della flora e della fauna pre-esistente: come si legge nel ‘Piano di Gestione nazionale della Nutria’, pubblicato dal ministero dell’Ambiente nel 2018, a rischio sono soprattutto le piante acquatiche o che vivono nei pressi dei corsi d’acqua, di cui le nutrie sono formidabili consumatrici, e alcune specie di uccelli e anfibi che da questo habitat derivano la loro sopravvivenza.
Le Regioni e i Comuni devono stabilire come gestire la convivenza con questo animale e possono presentare sia piani di abbattimento sia di sterilizzazione e rilascio in libertà, eventualità quest’ultima autorizzata dall’Unione Europea e scelta anche da altre amministrazioni. I piani “cruelty free” prevedono la cattura, la sterilizzazione e poi il rilascio in aree destinate allo studio dei loro comportamenti.
Totale eradicazione della specie: nessun limite alle nutrie da abbattere
La scelta etica però è rara, e la Liguria – regione, tra l’altro, in cui è stato approvato il contestato provvedimento che consente la caccia ai cinghiali con arco e frecce – non fa eccezione. Il piano, datato novembre, prevede la totale eradicazione della specie in bacini del Bormida di Spigno e di Millesimo e in quello dello Scriva, e il contenimento in quello del Magra: “Per eventuali nuovi nuclei di futura espansione e/o per le segnalazioni di singoli esemplari, si procederà direttamente alla rimozione rapida”, si sottolinea.
Nessuna limitazione al numero di esemplari che si possono uccidere, visto che l’obiettivo è l’eradicazione: a procedere saranno il personale del nucleo regionale di Vigilanza faunistico-ambientale con l’aiuto di cacciatori, guardie venatorie volontarie munite di licenza di caccia e proprietari o conduttori dei fondi nei quali si attua il piano, in possesso di licenza, che avranno frequentato appositi corsi.
“Uccidere gli animali selvatici, pur essendo l’ossessione di cacciatori e amministratori pubblici, è il metodo perfetto per non risolvere i problemi legati alla convivenza con le attività umane che si svolgono sui loro territori – continua Vitturi di Lav – e il piano ‘ammazzanutrie’ della Liguria non risolverà le devastazioni ambientali, non certo causate da qualche tana di nutria, ma da una politica scellerata. Non è più tempo di utilizzare le nutrie per coprire una mala gestione dei fondi pubblici, che ha determinato negli anni un enorme spreco di risorse senza peraltro giungere a soluzioni definitive che mettano in sicurezza il territorio regionale”.
La Lav si rivolge quindi alla Regione invitandola a “non sprecare tempo e denaro per uccidere crudelmente migliaia di animali” e a “individuare metodi incruenti di controllo numerico delle nutrie, è infatti lo stesso Regolamento europeo, citato dalla Regione per giustificare l’adozione del piano ‘ammazzanutrie’, che prevede l’utilizzo di metodi non letali”.
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