La Regione Calabria spende ma non investe: sanità pigliatutto. E i dati peggiorano
Spendere bene, facile a dirsi: se la qualità delle uscite è un’impresa ardua in famiglia, figuriamoci in un colosso chiamato ad erogare servizi di ogni tipo come la Regione Calabria. E le difficoltà in questo senso vengono certificate dalla Corte dei conti, riaccendendo i riflettori sulla vecchia – e irrisolta – questione degli investimenti.
È ancora una volta il giudizio di parificazione del rendiconto 2024, del quale stiamo approfondendo i contenuti ormai da giorni, ad offrire interessanti spunti di riflessione: se infatti, da un lato, è scontata la conferma di quanto la sanità assorba la maggiore fetta della spesa, l’altra faccia della medaglia mostra nel 2024 «un significativo peggioramento rispetto al precedente esercizio finanziario, dimostrando ancora che le spese in conto capitale e, quindi, gli investimenti, rimangono decisamente esigui rispetto a quelle di parte corrente». E ciò «palesa l’incapacità di incrementare la spesa produttiva in grado di favorire un maggiore sviluppo del territorio regionale».
Nel dettaglio, nell’ambito delle spese correnti impegnate dalla Regione nell’anno 2024, circa il 79% viene destinato alla sanità mentre, tra le spese in conto capitale, il 38% è destinato agli investimenti relativi ai programmi comunitari e nazionali (risorse Por, Fsc, Pac, Psc), il 28% è relativo a investimenti effettuati con risorse statali e il 10% è destinato alla copertura del disavanzo nel settore sanitario.
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